Domenica
30
Giugno 2024
XIII domenica del Tempo
Ordinario – Anno B
I settimana del salterio
Marco 5,36
Non temere,
soltanto abbi fede!
santi Primi Martiri
Chiesa romana

Ascolto

Sapienza 1,13-15;2,23-24

Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.

dal Salmo 33

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato, non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.

Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto
rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, della sua santità celebrate il ricordo, perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me, Signore, vieni in mio aiuto! Hai mutato il mio lamento in danza, Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre

2 Corinzi 8,7.9.13-15

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».

 Marco 5,21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Medito

Mi colpisce l’umanità di questo brano del Vangelo. La sofferenza di un padre che, non trovando soluzioni praticabili per sostenere e salvare la vita della figlia prossima alla morte, si apre alla dimensione della speranza e affida a Gesù la sua salvezza. Quando tutte le energie, le risorse, gli aiuti non cambiano la situazione, Giairo si aggrappa ancora ad una speranza. La figlia non è ancora morta, non vuole rinunciare all’idea che si possa ancora salvare. 

Sa che Gesù ha parole nuove, parole di vita; lo ha ascoltato nella sinagoga e chiede a lui, affidandogli la vita della figlia. Gesù accoglie e raccoglie la sua fede e decide di seguirlo fino a casa. Durante il percorso Gesù compie altri miracoli ma è l’annuncio dei famigliari di Giairo che pone fine alle speranze umane: la bambina è morta. 

Non solo questo però: la dura realtà è presentata anche con divertimento e scherno. 

È solo a questo punto che Gesù si rivolge direttamente al padre della fanciulla: non temere, soltanto abbi fede. Riporta l’attenzione alla fede; dalla realtà di morte alla speranza di vita. Prima di compiere il miracolo, sostiene Giairo nella fede. È la fede che salva, la fede che genera il miracolo. 

L’esperienza della guarigione improvvisa deve essere davvero un evento speciale, ma mi chiedo se nelle situazioni difficili della vita saprò farmi trovare pronto a continuare a sperare anche di fronte alla concreta impossibilità di agire.
Di fronte alla disperazione della solitudine e dell’ingiustizia è la vicinanza di Gesù, la frequentazione quotidiana con la sua parola, che sostiene e rinnova la fede e la speranza. 

Luca Magarotto