Sabato
29
Giugno 2024
Santi Pietro e Paolo Apostoli
Matteo 16,15
...chi dite
che io sia?
san Siro

Ascolto

Atti 12,1-11

In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Àzzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.
Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.
Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L’angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva invece di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si allontanò da lui.
Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

dal Salmo 33

Il Signore mi ha liberato da ogni paura.

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera. Gustate e vedete com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia.

2 Timoteo 4,6-8.17.18

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Matteo 16,13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Medito

Quel ragazzo, M., non aveva mai incontrato le mie simpatie. Mi era stato descritto come borioso e saccente, ed erano proprio queste le caratteristiche che avevo sempre creduto di riscontrare in lui, pur senza averlo mai veramente conosciuto. 

Mi capitò di incontrarlo alle nozze di amici comuni, in compagnia delle nostre rispettive mogli e, chissà per quale disegno superiore, ci ritrovammo a tavola l’uno di fronte all’altro. Inevitabilmente iniziammo a scambiarci qualche fredda parola, poi le parole divennero più frequenti, finché continuammo a conversare a quattro. Man mano scoprii che M. era proprio una brava persona. Mi resi conto che lo conoscevo solo per sentito dire, che sapevo poco o nulla di lui e che ero pieno di pregiudizi nei suoi confronti.

D’un tratto mi balenarono alla mente tutte le belle parole che ci dicevamo agli incontri in parrocchia o ai gruppi: non giudicare gli altri, siamo tutti fratelli, che diremmo se fossimo a nostra volta giudicati sommariamente, e via di questo passo. Mentre lui mi stava parlando e raccontando di sé, realizzai che non stavo semplicemente conoscendo M., ma lo stavo riconoscendo, restituendogli quello che era suo e che fino a quel giorno avevo visto attraverso il vetro deformante del pregiudizio.
Non potei far altro che confessargli che mi ero colpevolmente sbagliato sul suo conto e che mi vergognavo per questo. Presi l’impegno di non cadere più nella trappola del giudizio per sentito dire. Le relazioni tra fratelli sono troppo serie per banalizzarle, vanno vissute in prima persona. D’un tratto compresi che non ci eravamo seduti di fronte a tavola per caso, ma che il Signore aveva a cuore la relazione malata tra noi, e l’aveva guarita. 

Attilio Gibbin