Domenica
17
Settembre 2023
XXIV domenica del
Tempo Ordinario – Anno A
IV settimana del salterio
Matteo 18,27
Ebbe compassione di quel servo,
lo lasciò andare
e gli condonò
il debito.
san Roberto Bellarmino

Ascolto

Siracide 27,30–28,7

Il rancore e l’ira sono un abominio, il peccatore li possiede. Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo e allora per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo, come oserà chiedere la guarigione al Signore? Egli non ha misericordia per l’uomo suo simile, e osa pregare per i suoi peccati? Egli, che è soltanto carne, conserva rancore; chi perdonerà i suoi peccati?
Ricordati della tua fine e smetti di odiare, ricordati della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricordati dei comandamenti e non aver rancore verso il prossimo, ricordati dell’alleanza con l’Altissimo e non far conto dell’offesa subita.

dal Salmo 102

Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia.

Egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe.

Romani 14,7-9

Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

Matteo 18,21-35

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Medito

Testi difficili quelli di oggi se li prendiamo alla lettera e non li leggiamo inserendoli nel loro contesto storico. Dio, autore della vita, non è certo un padrone di cui temere il giudizio, di cui avere paura, che ci dà in mano agli aguzzini se non siamo capaci di compassione. Dio è più il padre misericordioso che attende a casa il figlio che si è perduto. Dio attende sempre con pazienza infinita, perché ci ama senza fine. La sua capacità di amare va oltre, è un mistero. Se so amare veramente è perché ho ricevuto amore. Se so perdonare è perché a mia volta ho vissuto l’esperienza di essere perdonato. Mi domando: chi può dire di aver vissuto veramente l’esperienza del perdono?

L’ira sappiamo dalla psicologia essere una emozione primaria, spontanea, e non è una cosa orribile come scritto nel Siracide. Le emozioni sono una risposta a un evento che ci succede, che riteniamo minaccioso. Le emozioni sono intensissime e durano poco. L’ira ci aiuta a capire cosa riteniamo ci stia minacciando e possiamo crescere nella conoscenza di noi stessi, delle nostre ferite e dei nostri limiti e possiamo incominciare ad amarci e accettarci. È impossibile perdonare se prima non riusciamo a perdonare noi stessi e ad amarci con i nostri limiti. Perdonare forse è una cosa divina e poco umana. Penso che già il rinunciare a vendicarci e lasciar perdere una offesa ricevuta sia una grandissima cosa. Cerco di imparare a lasciare andare le offese senza che queste attecchiscano nel mio cuore e nella mia mente.

Se imparo a riconoscere l’ira come emozione e darle diritto di cittadinanza e capisco i motivi che l’hanno scatenata, riesco ad evitare che l’ira diventi rancore, sentimento che a differenza dell’ira dura nel tempo, mi rovina l’esistenza e mi toglie la gioia di vivere e il sorriso. Questo penso sia il messaggio che ci viene dato da questi testi. La via da seguire per arrivare ad amare è impegnarsi a conoscere se stessi, le nostre emozioni, per discernere da dove vengono e dove ci portano. Tutte le emozioni ci raccontano qualche cosa, tutte possono essere meditate. Poi sarà nostro il lavoro di lasciarne andare alcune che possono indurire il nostro cuore e toglierci la serenità e la pace vera.

Cristina Spinnato