Venerdì
24
Giugno 2022
Sacratissimo Cuore di Gesù - Anno C
Ezechiele 34,14
Le condurrò
in ottime pasture
e il loro pascolo
sarà sui monti
alti d’Israele.
san Teodolfo

Ascolto

Ezechiele 34,11-16

Così dice il Signore Dio:
«Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.
Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione.
Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio.
Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia».

dal Salmo 22

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. 
 
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincàstro
mi danno sicurezza. 
 
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. 
 
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Romani 5,5b-11

Fratelli, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

Luca 15,3-7

In quel tempo, Gesù disse ai farisei e agli scribi questa parabola:
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?
Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”.
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

Medito

Andrò in cerca, ricondurrò, fascerò, curerò, avrò cura, pascerò: è una sequenza di verbi che non possono creare equivoci: il Signore ci ama ed è disposto a tutto per farci stare bene e renderci felici. Il brano di Ezechiele ci dice una certezza: Gesù è vicino al suo popolo, al suo gregge, e soprattutto non fa distinzioni, non discrimina nessuno. Va in cerca della pecora sperduta e cura quella ferita, ma si prende cura anche della grassa e della forte, le pascerà con giustizia. Questo brano è la garanzia di ogni cristiano: qualunque pecora tu sia, smarrita o in testa alla fila, malata o forte, Gesù è lì, a fianco a te, che ti conduce.

Viviamo però in una società dove spesso non ci piace farci condurre, porre fiducia nelle persone che ci guidano, tutto viene messo sempre in discussione. Per di più, con la parola –gregge – ci si riferisce usualmente a quelle persone che non pensano con la propria testa ma seguono le decisioni che altri hanno preso per loro, anche a discapito del loro benessere. Come cristiano non mi sento chiamato in causa perché ho scelto di seguire Gesù, il buon Pastore: ho scelto di lasciarmi condurre al suo ovile, un ovile che non mi fa sentire costretto od ingabbiato, non mi toglie la libertà, ma me la dona perché l’amore di Dio ti libera dalle paure, dalle insicurezze, dalle gabbie che siamo noi a costruirci.

Leggendo il Vangelo la tentazione che possiamo avere è di pensare come il figlio maggiore del Padre Misericordioso che, arrabbiandosi con il padre per la sua immensa felicità dopo aver ritrovato il figlio perduto, vive la sensazione che egli non sia grato con lui che gli è sempre stato fedele. Io che da sempre cerco di essere un buon cristiano dedicando il mio tempo al servizio della mia comunità, sarò considerato come chi si era “perso”? Anzi, ci sarà più gioia per la pecora perduta che è stata ritrovata che per me che sono giusto? Mettiamo da parte il nostro egoismo e condividiamo anche noi questa gioia. Chi è parte del gregge gode della premura di Dio da sempre, apprezziamo questo immenso dono. Non siamo cristiani per ottenere un premio quando “passeremo a miglior vita”: essere cristiani, far parte del gregge, è già splendido qui ed ora, perché stiamo pascolando in fertili prati sui monti d’Israele. È questa la nostra miglior vita.

Alberto Segafredo