Domenica
17
Dicembre 2023
III domenica di Avvento
Anno B
III settimana del salterio
Tessalonicesi 5,16.18
Siate
sempre lieti,
in ogni cosa
rendete grazie.
san Giovanni de Matha

Ascolto

Isaia 61,1-2.10-11

Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti.

dal Cantico di Luca 1

La mia anima esulta nel mio Dio.

L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.

Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia.

1 Tessalonicesi 5,16-24

Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!

Giovanni 1,6-8.19-28

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Medito

C’era bisogno forse che l’Apostolo, il quale si fa interprete della Parola, esortasse gli uomini di tutti i tempi a essere lieti e a ringraziare? L’esperienza quotidiana ci fa esperimentare come sia quasi naturale provare compassione per chi è nel dolore e nella difficoltà sia in famiglia sia allargando lo sguardo. Patire-con gli altri è un sentimento che ci viene quasi spontaneo, ma essere sempre lieti e in ogni cosa rendere grazie non è un’emozione altrettanto spontanea soprattutto se nella nostra vita le cose non girano come vorremmo. Mi viene in mente un periodo complicato nella nostra famiglia nel rapporto con i figli (contrasti nella gestione dell’impegno accademico, nella gestione degli affetti, della fede); la cappa che aleggiava pesante rendeva tutto faticoso e difficile. Guardare le altre famiglie, ai risultati ottenuti dai figli, alle relazioni positive esistenti spesso amplificava il senso di inadeguatezza, di sconfitta e di invidia; come essere lieti e rendere grazie per la propria situazione facendo sinceramente festa e condividendo le gioie altrui quando il cuore è pesante e gli occhi tendono a riempirsi di lacrime con grande facilità?

La Parola di oggi ci indica la via con l’inciso del versetto 17: «pregate incessantemente». Non è un consiglio ma una raccomandazione, una chiave di volta perché le altre due esortazioni possano trovare casa nella vita concreta. Quante preghiere nelle notti insonni, spesso pasticciate perché interrotte o confuse dai pensieri che si insinuavano furtivi a ogni respiro più profondo; era comunque un modo per tentare di quietare l’animo e per consegnare a Dio le fatiche rendendole più lievi. La preghiera è risolutiva? No, non ha la capacità “magica” di cambiare la realtà ma aiuta a portare le piccole/grandi croci e a far gustare, anche in mezzo all’amaro, il sapore dolce di una gioiosa serenità: la lietezza che non è l’allegria di un momento ma la serenità del cuore.

San Paolo continua la sua lettera ai fratelli di Tessalonica e a ognuno di noi con una serie di carezze e consigli per l’anima che non hanno eguali: «non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono…». L’invito è vivere il presente con cuore leggero/lieto perché lo Spirito che ci abita ci aiuta a guardare con speranza il futuro, a vagliare ogni situazione tenendo ciò che è buono certi che il progetto di Dio che «è degno di fede» supera ogni nostra aspettativa.

Giancarlo Bertelli