Mercoledì
02
Novembre 2022
XXXI settimana del Tempo Ordinario
Giovanni 6,39
Che io non perda
nulla di quanto
egli mi ha dato.
Commemorazione dei fedeli defunti

Ascolto

Giobbe 19,1.23-27

Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

dal Salmo 26

Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Romani 5,5-11

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

Giovanni 6,37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Medito

Le letture di oggi sono un inno alla speranza e alla vita. Confesso che da un lato mi mettono in crisi perché la mia fede vacilla sempre quando c’è di mezzo la morte, realtà che mi spaventa e che fatico molto ad accettare, dall’altro mi rassicurano perché la morte non è il momento in cui Dio abbandona l’uomo, ma è l’appuntamento con il suo abbraccio amorevole e accogliente più vero ed eterno. Pure san Paolo mi conforta ricordandomi che nulla andrà perduto nell’infinita misericordia di Dio e che la mia speranza non sarà delusa, anche se il mio passo zoppicante nel cammino di fede non ha ancora raggiunto la convinzione di Giobbe a tal punto da poter esclamare come lui: «Io so che il mio redentore è vivo!».

In continuità con la solennità dei Santi, la Chiesa commemora i defunti: a dire il vero l’espressione non mi piace molto perché mi richiama qualcosa di statico, e se penso a mio padre, vissuto fino a quasi 96 anni, non posso racchiuderlo nel solo ricordo di una persona che non ha più una funzione; lo stesso vale per mio suocero, uscito una mattina di casa per un giro in bicicletta e mai più tornato, era dinamico e pieno di energie e non riesco ad immaginarlo non più attivo. C’è ben di più della memoria, c’è un progetto di vita che non si è spezzato, ma trasformato oltre la dimensione fisica e temporale. Le mille domande sulla morte e sul senso della vita, i sentimenti di malinconia e di nostalgia per le persone amate e care che non abbiamo più tra noi, lasciano spazio alla profonda gratitudine per il bene che hanno operato e seminato. Il loro esempio li rende vivi e vicini.

Giornata, quest’oggi, anche di opportunità. Pregare con i nostri defunti più che per loro: questo ci sostiene nel cammino, ci aiuta a dare valore al tempo, alle relazioni, a ciò che vale la pena di essere coltivato e perseguito, ad abbandonare ciò che è superfluo, ciò che non merita attenzione. Pregare i nostri defunti è chiedere loro di pregare per noi, perché possiamo orientare i nostri cuori verso quel desiderio di comunione e di pienezza che sazia la fame di infinito e dà risposte all’inquietudine più intima. Morte e vita sono irreversibilmente unite, ma solo la vita ha il sopravvento, sempre. «Se il chicco di grano non muore, non produce frutto». Solo la riflessione sulla morte ci apre alla vita. Può succedere di morire interiormente: una fiducia tradita, un progetto in cui si credeva non realizzato, una storia d’amore rivelatasi un’illusione, una relazione incrinata o finita male, una accusa ingiusta… quando mi capita invoco la vicinanza di mio padre, di mio suocero, di amici già nella luce eterna per rafforzare la debole fede e riuscire a intravedere spiragli di vita e di santità

Paola Allibardi