IV settimana del salterio
aveva per vivere.
sant’Oreste
Ascolto
1 Re 17,10-16
In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere».
Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo».
Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: !La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”».
Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.
dal Salmo 145
Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
Ebrei 9,24-28
Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.
Marco 12,38-44
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Medito
Diceva James Baldwin, scrittore americano ed attivista per i diritti civili negli anni sessanta: «Il mondo è tenuto insieme, davvero è tenuto insieme, dall’amore e dalla passione di pochissime persone. Altrimenti, ovviamente, puoi disperarti. Cammina per le strade di una città qualsiasi, in un pomeriggio qualsiasi, e guardati intorno. Ciò che devi ricordare è che ciò che stai guardando sei anche tu. Tutti quelli che guardi sei anche tu. Potresti essere quella persona. Potresti essere quel mostro, potresti essere quel poliziotto. E devi decidere, dentro di te, di non esserlo» (dal documentario “Meeting the Man: James Baldwin in Paris”). Tutto quello che guardi sei anche tu. Devi osservare bene e decidere, vedere le monetine della vedova e comprendere il valore di quel gesto, vedere la lunga preghiera dello scriba e decidere di agire diversamente.
Guardare – questo ci invita a fare Gesù – guardare a fondo dentro un gesto apparentemente insignificante per scoprire dentro ad esso una grandezza inattesa, osservare, contemplare con lo sguardo ancora più in là, per scorgere in controluce un segno del dono totale di sé che Gesù sta per compiere. Quanti gesti d’amore e dedizione tengono insieme il mondo, e quanto passano inosservati. Per vivere autenticamente il dono di sé occorre allenare questo sguardo: avere occhi che sanno vedere la vedova povera e le sue due monete permette di evitare la tentazione dei primi posti, dei saluti, delle lunghe vesti. Guardare per guardarsi – per guardare sé stessi, e stare in guardia verso la tentazione di farci vedere, di farci visualizzare, di cercare un “like”. Certo, probabilmente quel «tutto quanto aveva per vivere» ci fa un po’ paura. È più sicuro donare il nostro superfluo che “tutto”: un po’ di tempo libero, un certo impegno a termine, il nostro donarci è spesso comprensibilmente prudente e limitato. Eppure che tesoro diventano le vite donate tutte intere, e quanto ne abbiamo bisogno. Le esistenze donate si moltiplicano, sono vite che diventano più vive, come fa una madre quando accoglie un bambino, come mostra un giovane che sceglie di essere prete per tutti i fratelli.
Il dono è anche un grande mezzo per fare unità nella propria vita, la rende “tutta intera”, non frammentata, non spezzettata, ma ricomposta nell’unitarietà di una scelta d’amore, come scopre chi fa del volontariato o del servizio educativo una scelta, come sperimenta nella sua professione un infermiere o un assistente sociale. Gesù, che ha donato tutto per noi, ci renda più attenti ai germogli di bene che silenziosamente crescono diventando una foresta nuova, ci doni il coraggio di seguirlo anche con la povertà dei pochi spiccioli che il nostro cuore può offrire, rafforzi in noi le scelte di bene che tessono l’unità del mondo.
Francesco Simoni e Anna Zamarin