Domenica
05
Maggio 2024
VI domenica di Pasqua
Anno B – II settimana
del salterio
Giovanni 15,12
Come
io ho amato voi.
san Gottardo

Ascolto

Atti 10,25-27.34-35.44-48

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».
Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio.
Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.

dal Salmo 97

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio.

Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni!

 1 Giovanni 4,7-10

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Giovanni 15,9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri»

Medito

Si può amare come ama Dio? E poi, qual è il modo di amare di Dio? In questo tempo pasquale forse è più facile rispondere alla seconda domanda piuttosto che alla prima. Dio ama fino a dare la vita, fino a dare il Figlio, fino a dare tutto. Dio ama mettendo in gioco tutto quello che ha. Gesù l’ha fatto, l’ha testimoniato a tutti, l’ha sperimentato attraverso di sé dando tutto ciò che aveva, compresa la sua stessa vita. La misura dell’amore di Dio è la vita di Gesù Cristo. È Gesù Cristo stesso. Di fronte a questa misura io impallidisco.
Perché non sono minimamente convinta che saprei amare altrettanto, anche se in modo imperfetto, anche senza dover “dare la vita”. Dentro a questa consapevolezza che scoraggia un po’, riprendo in mano le letture di oggi e trovo alcuni indizi preziosi per provare a rispondere anche alla prima domanda.  

 «Dio non fa preferenza di persone» è l’intuizione profonda di Pietro quando entra nella casa del centurione Cornelio, un’intuizione che viene dallo Spirito.
Dio non mi preferisce se sono la cristiana perfetta, ma mi accoglie nella verità di chi sono, guarda alla mia capacità di accogliere anche chi è lontano da me, e accoglie chiunque abbia interiorizzato questo senso di giustizia per il quale ognuno ha una dignità da riconoscere e valorizzare, qualsiasi sia la sua provenienza, nazionalità, appartenenza culturale e religiosa.
Il primo modo di amare come Dio è l’accoglienza, questo “raccogliere insieme” per andare verso la stessa direzione. L’accoglienza è la sfida grande di questo tempo, non solo per i grandi sconvolgimenti politici e sociali che fanno muovere masse di persone che hanno perso tutto, e fanno attraversare pericoli mortali per la speranza di una vita migliore.
È una sfida anche per me quando, per vie inaspettate, lo Spirito mi mette davanti a un suo miracolo e io, proprio come i “fedeli circoncisi” che sono con Pietro, fatico a riconoscerlo in quanto tale, ad accettare questo suo essere “per tutti” e non solo
“per me”.  

Il secondo indizio viene dalla prima lettera di Giovanni. È sempre Dio per primo che ama, e l’amore di cui sono capace in definitiva viene sempre e solo da lui. Fa parte del mio DNA perché è lui che mi ha creata e perché mi ha fatto dono del suo Spirito. Io devo solo lasciare che questo amore possa sbocciare anche in me, prendendomene cura, proteggendolo dal male e dalle intemperie, custodendolo perché si rafforzi e sappia diventare vita concreta.
Questo, in definitiva, è il «dare la vita per i propri amici»: lasciare che l’amore fluisca, che sappia accogliere, che trovi strade inedite – larghe o strette, piccole o grandi – per esprimersi e per diventare concretezza.

Manuela Riondato