Ordinario – Anno B
III settimana del salterio
san Berardo
Ascolto
Deuteronomio 6,2-6
Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.
Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».
dal Salmo 17
Ti amo, Signore, mia forza.
Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo. Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia, sia esaltato il Dio della mia salvezza. Egli concede al suo re grandi vittorie, si mostra fedele al suo consacrato.
Ebrei 7, 23-28
Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.
Marco 12,28-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Medito
Trovare ispirazione per condividere la Parola non sempre è facile e immediato. Sto imparando che più la si frequenta, mastica e la si fa risuonare nel cuore, più apre riflessioni e squarcia convinzioni con nuove domande e incontri sorprendenti. Preparandomi per scrivere queste righe, le letture di questa domenica hanno cercato più di una volta uno spazio nei miei pensieri, ma per paura di essere banale, soprattutto pensando al Vangelo ben conosciuto per il dono del “precetto dell’amore”, non hanno trovato subito luce. Così ho scelto di raccogliermi davanti a Gesù Eucaristia, in un giorno feriale qualunque, e semplici incontri hanno parlato! Incamminandomi verso la chiesa, incrocio sul sagrato una giovane della mia parrocchia che ho visto crescere e ora, da mamma, invitava la sua bambina a salutarmi sorridendo. Erano felici e quell’insegnare modi gentili mi ha fatto pensare alla prima lettura, al tramandare di generazione in generazione valori e gesti buoni. Anche noi siamo figli che hanno ricevuto degli insegnamenti e che ancora oggi osservano ciò che hanno imparato e ascoltato, forse, speriamo, anche in quell’amare il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e le forze.
Una volta entrata in chiesa tutto di me è stato avvolto dall’Adorazione: le candele attorno il corpo di Cristo, il profumo dell’incenso, il silenzio delle persone presenti. E lì, rileggendo la Lettera agli Ebrei, ho sentito risuonare in me le parole: «Cristo invece, poiché resta per sempre…». Le ho gustate sentendomi amata, non lasciata sola nel mio cammino a volte in salita. E così mi sono chiesta come mi avvicino a Dio nel mio quotidiano, quanto mi affido veramente a Gesù vivente, che intercede per me. Alla fine osservavo il prete che accoglieva quanti desideravano confessarsi e ho pensato alle parole del Vangelo: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Che possibilità grandi abbiamo, attraverso il dono dei Sacramenti, di amare noi stessi, di alimentare la nostra vita, riconciliarla con il prossimo, viverla in pienezza in una scelta, accompagnarla anche nell’ultimo respiro. Mi sono chiesta allora come amo il mio prossimo, il mio essere creatura umana, voluta e amata da Dio. Il vissuto di questi momenti ha parlato e scavato e tra le tante parole lascio spazio a questo “comandamento”: amerai.
Mi piace pensare che oggi le letture siano impregnate di amore, ma non di quello sdolcinato da occhi a forma di cuore… no! Quello che smuove le nostre rigidità, che apre le mani per un aiuto, che insegna con l’esempio e va oltre un comandare, senza fare nulla! È un amore che inizia sempre da un tempo di ascolto, di silenzio interiore per incontrare il Signore, di tempo “sprecato” per incontrare qualcuno, di fatica nell’andare incontro all’altro compiendo un gesto di misericordia, perdono e carità. Ascolta-Amerai: che bell’invito che riceviamo oggi! Che bell’incoraggiamento ci viene dato se invertiamo le parole: Amerai-Ascolta! Cresciamo imparando che ascoltare e amare sono i precetti del Signore: facciamoli diventare uno stile di vita e aiutiamoci a capire se ci avvicinano al Regno di Dio.
Silvia Sandon