Domenica
27
Agosto 2023
XXI domenica del Tempo
Ordinario – Anno A
IV settimana del salterio
Matteo 16,19
A te darò
le chiavi
del regno
dei cieli.
santa Monica

Ascolto

Isaia 22,19-23

Così dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo: «Ti toglierò la carica, ti rovescerò dal tuo posto. In quel giorno avverrà che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkìa; lo rivestirò con la tua tunica, lo cingerò della tua cintura e metterò il tuo potere nelle sue mani. Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme e per il casato di Giuda. Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide: se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire. Lo conficcherò come un piolo in luogo solido e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre».

dal Salmo 137

Signore, il tuo amore è per sempre.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Non agli dèi, ma a te voglio cantare, mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà: hai reso la tua promessa più grande del tuo nome. Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza.

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile; il superbo invece lo riconosce da lontano. Signore, il tuo amore è per sempre: non abbandonare l’opera delle tue mani.

Romani 11,33-36

O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio? Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

Matteo 16,13-20

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Medito

Le letture di oggi ci parlano di autorità e di investitura. Ci mostrano il volto di un Dio che mette in mano agli uomini decisioni che dovrebbero essere sue di diritto: legare e sciogliere sulla terra e nei cieli. Più che un potere, mi dà l’idea di una grande responsabilità, forse più grande dell’uomo stesso. Si può accoglierla con superficialità e usarla come potere, come fa Sebna, alto funzionario alla corte di Ezechia: come ministro del re, portava una chiave che gli pendeva da una spalla, simbolo del suo potere. Sebna esercita la sua funzione per arricchirsi, avere gloria, vivere nel fasto. Consiglia il re per il proprio interesse, spingendolo a non ascoltare le parole del profeta Isaia. È in questo modo che si attira l’invettiva che abbiamo incontrato nella prima lettura. Un altro modo di accogliere questa responsabilità è invece quello di Eliachìm, cioè come un padre, punto di riferimento stabile e sicuro per il popolo.

La differenza tra questi due modi di esercitare l’autorità sta nella capacità di riconoscere la parola di Dio, ascoltarla e discernere di conseguenza. Pietro, nel suo percorso di discernimento, fa esattamente questo: nell’esperienza di vita con lui, nell’ascolto della sua Parola, nel valutare i suoi gesti… riconosce in Gesù quel Messia tanto atteso. Dentro a questa luce, allora, sarà in grado di esercitare quell’autorità che gli chiederà di essere prima di tutto pastore, guida, martire per la Chiesa e per il Vangelo. Provo a immaginare lo sbalordimento di Simone figlio di Giona nel sentirsi chiamare Pietro con tale autorità e responsabilità. Che forza nelle parole di Gesù, ma nello stesso tempo quale peso viene messo sulle spalle dell’apostolo. Tuttavia, mi consola sapere che questa investitura non toglierà nulla dell’umanità di Pietro. Lui farà i suoi errori, rinnegherà persino la fonte di quell’autorità, diventerà piccolo e misero di fronte alle proprie debolezze. Ma questa parola di Gesù non verrà mai ritirata. Rimarrà scolpita nel suo cuore e diventerà la rotta da seguire, fino alla stessa morte di croce. 

Mi chiedo quale sia il mio modo di esercitare quelle piccole autorità che mi vengono affidate. Guidare un gruppo di lavoro in ufficio, vivere le mie responsabilità all’interno della famiglia, svolgere i piccoli servizi che mi sono stati affidati in parrocchia: ciascun luogo richiede abilità ma anche attenzioni diverse, sfumature fatte di ascolto e di discernimento che mi spingono a mettere al primo posto le persone piuttosto che le performance, a prendermi cura piuttosto che l’aspettarmi qualcosa, ad essere in relazione piuttosto che a fare per sentirmi gratificata. Ecco, questa è la sapienza che Dio mi chiede di incarnare.

Francesca Donati