Domenica
01
Maggio 2022
III Domenica del Tempo di Pasqua
Anno C III settimana del salterio
Giovanni 21,17
Signore, tu
conosci tutto;
tu sai che
ti voglio bene.
san Giuseppe

Ascolto

Atti 5,27-32.40-41

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

dal Salmo 29

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
 
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.
 
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!».
Hai mutato il mio lamento in danza.
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. 

Apocalisse 5,11-14

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L’Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione».
Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all’Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

Giovanni 21,1-19

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

Medito

Dopo la morte di Gesù i discepoli tornano alle loro attività, tornano a pescare, ma senza risultati. Si avvicina quindi un uomo, è però troppo distante per riuscire a riconoscerlo e neanche la sua voce è sufficiente per aprire i loro occhi. Tuttavia ascoltano le sue parole, si fidano e gettano la rete. Così, quel discepolo che Gesù amava, per lo stupore del gran numero di pesci raccolti, lo riconosce: è il Signore! Pietro non lo vede ancora, ma
«appena udì che era il Signore», si fida e si getta in acqua per raggiungerlo. Il ripetere gli stessi gesti, il tornare sugli stessi passi, il riascoltare le stesse parole, è rassicurante, mi aiuta a comprendere meglio ciò che sto vivendo. Non è però sufficiente ripetere, se questo non raggiunge il mio cuore. È necessaria la testimonianza di altri, di chi ha già riconosciuto il Signore e mi guida quando i miei occhi non vedono ancora, insieme all’ascolto della Parola, che indica la direzione da seguire.
Quando i discepoli raggiungono la riva, il Signore ha preparato per loro un banchetto: c’è il fuoco, c’è del pane e ci sono dei pesci. Gesù li invita alla mensa: «Venite a mangiare». Mangiano insieme, ancora una volta, ma adesso sono certi che si tratta di Gesù e non hanno bisogno di chiarimenti: non servono parole per spiegare ciò che il cuore ha già compreso. Lo spezzare il pane, il ritrovarsi insieme attorno alla stessa mensa, come in famiglia, è un segno evidente della presenza di Gesù in mezzo a noi. Se però il cuore non ne è partecipe, c’è il rischio che rimanga
un rito fine a se stesso.
Ripensando al mio essere testimone, ricordo come a scuola ho sofferto il dover “difendere” il mio credere, il dover giustificare l’appartenenza ad una comunità cristiana. In quegli anni, in cui il giudizio tra pari è pesante su tutti gli aspetti della vita, non è facile sostenere la propria fede. È più semplice nascondersi, stare zitti e avere il silenzio come unico strumento di disapprovazione, anche se ferisce e rischia di essere interpretato
come indifferenza. La testimonianza degli apostoli diventa quindi preziosa: con il tempo si comprendono molte cose. Per questo, anche per me oggi il Signore si fa vicino, torna a chiamarmi, conoscendo quali sono i miei limiti e le mie fragilità. Gesù non mi chiede di rendere conto del mio essere testimone, ma mi invita a domandarmi quale posto occupa nella mia vita, a rinnovare la mia adesione a seguirlo e a lasciarmi guidare.

Veronica Zonta