Le parole della liturgia | Gennaio 2024

Vangelo

«La lettura del Vangelo costituisce il culmine della Liturgia della Parola. La stessa Liturgia insegna che si deve dare ad essa massima venerazione, poiché la distingue dalle altre letture con particolare onore: sia da parte del ministro incaricato di proclamarla, che si prepara con la benedizione o con la preghiera; sia da parte dei fedeli, i quali con le acclamazioni riconoscono e professano che Cristo è presente e parla a loro, e ascoltano la lettura stando in piedi; sia per mezzo dei segni di venerazione che si rendono all’Evangeliario» (PNMR n. 60). Siamo al vertice della Liturgia della Parola. Ricordiamo che siamo nel giardino di Pasqua dove c’è il canto, il profumo, la luce: il Vangelo va accolto nel canto, con l’incenso che lo onora e i ceri che lo illuminano. È l’esultanza della Pasqua che ci travolge, e noi, come Maria Maddalena, davanti al sepolcro vuoto, gridiamo «Rabbunì!». Dobbiamo avere la consapevolezza che ogni pagina del Vangelo è illuminata dal Mistero pasquale. Prima di ascoltare il Vangelo, che andrebbe cantato per essere celebrato, ci segniamo con la croce la fronte, le labbra e il petto.
Questo segno, che ripetiamo ad ogni ascolto del Vangelo nella Liturgia, è la memoria di quel primo gesto compiuto su di noi nei riti del Battesimo, che richiama la signatio crucis del Rito di Ammissione al catecumenato, durante la quale viene detto: «Ricevi la croce sulla fronte: Cristo stesso ti protegge con il segno del suo amore. Impara ora a conoscerlo e a seguirlo»; e poi: «Ricevi il segno della croce sulla bocca, per rispondere alla parola di Dio» e «Ricevi il segno della croce sul petto perché Cristo abiti per mezzo della fede nel tuo cuore». Con questo gesto è come se dicessimo: «Cristo, che ora parla, sia nei miei pensieri, sulle mie labbra e nel mio cuore».

Elide Siviero