Editoriale | Marzo 2025

Pregare, tempo fecondo

Il 28 marzo ricorre la celebrazione delle 24 ore per il Signore, il momento di preghiera e riconciliazione che si vive nel periodo quaresimale e che quest’anno giunge alla sua dodicesima edizione. L’anno scorso papa Francesco aveva deciso di dedicare tutto l’anno alla preghiera, in vista e in preparazione al Giubileo e «per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo». La preghiera è momento di raccoglimento, è vicinanza con i popoli martoriati dalla guerra, è stare accanto, in silenzio e con rispetto, a chi soffre. È far sentire la propria presenza. Dedicare 24 ore al Signore significa mettersi in stretta relazione con lui, ma anche trovare uno spazio che ci permette di incontrarlo e riconoscerlo nel povero, in chi chiede aiuto, in chi è fragile e in difficoltà. È un tempo che può apparirci infecondo, forse anche inutile, ma che ci permette di entrare in contatto con il nostro limite ed è poi comunione fraterna. Pregare insieme, anche se in maniera personale e solitaria, infatti unisce e rimotiva. Non per niente il Papa parlava di una grande sinfonia di preghiera, un «accordo di suoni», potremmo dire un accordo di voci e intenzioni. La sinfonia è l’espressione della musica orchestrale per eccellenza, così la preghiera diviene l’espressione cristiana per eccellenza.   

Lodovica Vendemiati