Le parole della liturgia | Maggio 2022

Porta

Il primo simbolo che troviamo nella nostra celebrazione è la porta. Nella Liturgia tutto viene trasfigurato dalla grazia. La porta non è più solo un varco di accesso, è invece simbolo di Gesù Cristo, il quale ha detto di sé stesso: «Io sono la porta delle pecore» (Giovanni 10,7). Questo simbolo viene enfatizzato in alcune celebrazioni, come nel Rito di Ammissione al Catecumenato, dove l’inizio della celebrazione si svolge all’esterno: chi non è battezzato, non può entrare senza che prima qualcuno non abbia aperto la porta e lo abbia introdotto nella comunità. Il segno più importante è proprio il passaggio attraverso la porta che indica la differenza fra il dentro e il fuori, tra il prima e il dopo. I simpatizzanti sono già entrati molte volte in chiesa, ma questo è il loro primo ingresso attraverso la grazia di Cristo, la sua salvezza.

Anche nella Veglia pasquale, l’inizio all’esterno enfatizza il passaggio attraverso la porta.

Il Rito del Matrimonio propone agli sposi l’accoglienza all’esterno e poi il passaggio attraverso la porta-Cristo dei nubendi e di tutta l’assemblea celebrante. Nella celebrazione delle Esequie, il feretro è atteso alle porte della chiesa.

È importante che facciamo attenzione al nostro passaggio attraverso la porta quando andiamo a Messa. Se Cristo è la porta, solo attraverso di lui possiamo entrare nella celebrazione. Solo lui permette la nostra preghiera. Questo passaggio non può ridursi ad un rituale esteriore: l’incontro con Dio esige uno spirito contrito ed un animo riconciliato. La porta ha quindi una valenza funzionale e mistica. Passando attraverso la porta-Cristo il fedele entra a far parte del grande pellegrinaggio verso «il solo gregge sotto un solo pastore» (Giovanni 10,16), così che da individuo isolato si trasforma in un membro dell’assemblea celebrante.

Elide Siviero