Le parole della liturgia | Agosto 2024

Orazione sulle offerte

Il Messale prescrive che il canto che accompagna la processione con la quale si portano i doni si protragga almeno fino a quando essi sono stati deposti sull’altare. «Il sacerdote depone il pane e il vino sull’altare pronunciando le formule prescritte; egli può incensare i doni posti sull’altare, quindi la croce e lo stesso altare, per significare che l’offerta della Chiesa e la sua preghiera si innalzano come incenso al cospetto di Dio. Dopo l’incensazione dei doni e dell’altare, anche il sacerdote, in ragione del sacro ministero, e il popolo, per la sua dignità battesimale, possono ricevere l’incensazione dal diacono o da un altro ministro» (n. 75).
Quindi «Deposte le offerte sull’altare, il sacerdote invita i fedeli a unirsi a lui nella preghiera e pronuncia l’orazione sulle offerte: si conclude così la preparazione dei doni e ci si dispone alla Preghiera Eucaristica. Nella Messa si dice un’unica orazione sulle offerte. Il popolo, unendosi alla preghiera, fa propria l’orazione con l’acclamazione Amen» (n. 77).
Tutto parla di una unione dell’assemblea con l’offerta di Cristo. Colui che è offerto, immolato e glorificato è Cristo per mezzo dell’offerta della sua vita, e noi entriamo in questa dinamica. Gesù Cristo consegna sé stesso al Padre in obbedienza: questo è il significato del sacrificio e dell’offerta. È l’amore che c’è dietro a quelle piaghe che ci salva, non le piaghe in sé stesse. E questo è l’amore della Trinità, quell’amore che il Padre dall’eternità riversa nel Figlio e il Figlio restituisce, per mezzo dello Spirito Santo, al Padre. È quell’amore per il quale la Trinità non può accettare di essere separata dall’uomo: con la presentazione dei doni, unendoci a questa offerta, noi mettiamo la nostra vita dentro l’amore eterno di Dio e diventiamo capaci di amare. 

Elide Siviero