Le parole della liturgia | Novembre 2022

L’Ottavo giorno

La Domenica è chiamata anche l’ottavo giorno, giorno fuori dal tempo: essa profuma di eternità tutta la settimana. Il dies octavus è nel Nuovo Testamento il giorno della risurrezione di Cristo. L’ottavo giorno simboleggia Gesù Cristo, risorto dopo il sabato ebraico (settimo giorno) e quindi il giorno senza tramonto, ossia l’eternità, di cui la Domenica è una pregustazione.

Nella Lettera apostolica Dies Domini del santo Giovanni Paolo II, è scritto: «Il giorno del Signore – come fu definita la Domenica fin dai tempi apostolici – ha avuto sempre, nella storia della Chiesa, una considerazione privilegiata per la sua stretta connessione col nucleo stesso del mistero cristiano. La Domenica, infatti, richiama, nella scansione settimanale del tempo, il giorno della risurrezione di Cristo. È la Pasqua della settimana, in cui si celebra la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, il compimento in lui della prima creazione, e l’inizio della “nuova creazione” (cfr. 2 Corinzi 5,17). È il giorno dell’evocazione adorante e grata del primo giorno del mondo, ed insieme la prefigurazione, nella speranza operosa, dell’«ultimo giorno», quando Cristo verrà nella gloria.

L’ottavo giorno, simboleggiando una promessa di vita eterna oltre la morte, rappresenta un nuovo inizio oltre la fine, un alpha che segue l’omega finale, anziché precederlo. Il riposo festivo non è il fine della Domenica, ma un mezzo per viverla in pienezza. «La cultura contemporanea ha svuotato la Domenica del suo significato religioso e tende a sostituirlo con nuovi riti di massa: sport, discoteca, sagra… Si è passati dal giorno del Signore al week end, dal primo giorno della settimana, al fine settimana…» (CEI, Il giorno del Signore, 1984).

Così c’è il tempo libero, ma si è dimenticata la celebrazione e la festa di Dio!

Elide Siviero