Le parole della liturgia | Marzo 2025

ll dialogo iniziale del Prefazio

Il Prefazio si apre con un dialogo iniziale tra celebrante e assemblea: «Il Signore sia con voi», dice il sacerdote che vuole constare la presenza di Dio in mezzo a noi come ha promesso quando due o tre sono riuniti nel suo nome (cfr. Matteo 18,19); «E con il tuo spirito», risponde il popolo che vuole con queste parole significare la sua comunione piena con il celebrante, per formare un’unica assemblea. Salutare vuol dire invocare la benedizione di Dio. Il sacerdote benedice il popolo e riceve da esso la benedizione: l’assemblea prega perché il sacerdote sia in grado di svolgere il compito che gli è assegnato nella Liturgia.
Poi vi è l’esortazione ad avere i cuori, cioè i desideri, “in alto” e il popolo lo conferma: «Sono rivolti al Signore!». Finché i nostri cuori non sono preparati, non si può iniziare la preghiera eucaristica. È come se l’assemblea rispondesse: «Certo sono fissi in Dio!» e rassicura così il celebrante. San Cirillo di Gerusalemme dice che questo è un invito a non rimanere ancorati alle preoccupazioni della terra, alle sollecitudini, agli affanni, ma a mettere i cuori fissi in Dio: nessuno osi affermare questo se davvero il suo cuore non è ancorato in Dio ed è ancora preso dagli affanni terreni.
Tutto comincia con questo dialogo che avvia il prefazio. Ciò significa che bisogna farsi coraggio reciprocamente e mettere in atto tutte le energie disponibili, perché arriva il momento in cui non si può più essere spettatori distratti o curiosi sprovveduti; il momento in cui si deve saltare in piedi, pronti, agili, scattanti, totalmente donati, partecipi con tutte le fibre del proprio essere alla celebrazione.
Notiamo immediatamente che lo scopo di questo dialogo è mettere in atto la dinamica anaforica della preghiera eucaristica, che vuole portare in alto la nostra vita.    

Elide Siviero