Le parole della liturgia | Febbraio 2022

Simbolo

Simbolo

Proprio perché Cristo si è incarnato, la nostra fede non è solo un atto del pensiero, non è mai disincarnata; non basta dire: «Credo in Gesù Cristo» per essere cristiano; ci vogliono dei gesti che possano veicolare e realizzare questa realtà che è l’azione di Cristo in noi. Questa azione avviene nella Liturgia mediante dei segni a dinamica simbolica. È importante comprendere cosa significhi questo dal punto di vista teologico.

Il segno è qualcosa che rimanda ad altro in maniera spontanea, naturale: ad esempio vedo il fumo e subito penso che lì c’è del fuoco e ogni persona, in ogni latitudine penserebbe così. Non occorre spiegare niente.

Il simbolo è invece una realtà materiale o spirituale che rimanda ad un’altra realtà, materiale o spirituale. Noi crediamo che questa parola indichi solo un rimando, come quando pensiamo che un orologio sia simbolo del tempo. Nella Liturgia, invece, il simbolo rimanda ad un’altra realtà, ma contemporaneamente la evoca, la contiene e la comunica. Un vero mistero che però possiamo comprendere se pensiamo al bacio: esso evoca l’amore, ma anche lo contiene perché si bacia ciò che si ama, e nello stesso tempo lo comunica, perché dando un bacio si comunica l’amore che proviamo. Un orologio non è simbolo del tempo, perché non lo contiene né lo comunica: lo evoca solamente. È difficile quindi descrivere cosa davvero avvenga nel simbolo, perché la sua realtà è complessa, ricca, mai definitivamente compresa. Quando diciamo che la Liturgia si serve di segni a dinamica simbolica, vogliamo sottolineare che ci sono dei segni (e quindi immediatamente comprensibili da tutti: l’acqua, la luce, il fuoco, l’olio, il pane, il vino, ecc.) che però hanno in sé una dinamica simbolica, cioè evocano, contengono e comunicano il Mistero Pasquale che stiamo celebrando.

Elide Siviero