Le parole della liturgia | Gennaio 2022

Celebrare

Celebrare

Celebrare vuol dire onorare qualcosa, svolgere con solennità, e secondo riti previsti, un’azione che dia gloria a qualcuno. Attorno alla celebrazione si crea un tempo diverso da quello ordinario e feriale, un tempo segnato dalla gratuità: potremmo chiamarlo “il tempo della grazia”. Nella Liturgia noi celebriamo un evento: Cristo morto, risorto, glorificato, cioè il Mistero pasquale. Celebriamo la storia umana salvata dalla morte e redenta dal peccato; celebriamo la nuova alleanza di Dio con l’uomo. Per fare questo, la Liturgia usa un suo linguaggio fatto di parole, gesti, atteggiamenti, vesti, colori, oggetti: tutti simboli che vanno decodificati.
Per celebrare bene sono necessarie delle condizioni: conoscere ciò che si celebra, amare ciò che si celebra, pregare ciò che si celebra. È necessario essere consapevoli del mistero di Dio e amare il dono di Dio: questi sono i primi passi, i punti di partenza verso la pienezza dell’atto liturgico. Ma il compimento avviene nella preghiera. È quella la mèta: pregare per essere uniti al Signore morto e risorto e ai nostri fratelli nella Chiesa. Per questo, celebrare richiede una partecipazione attiva: non si assiste ad uno spettacolo dove altri agiscono. Ognuno partecipa: per quanto gli compete, agisce dentro l’azione della Chiesa.
La Liturgia eucaristica è la celebrazione centrale della nostra fede. È indispensabile celebrare così la Domenica (giorno del Signore), perché essa porta, contiene e offre il Mistero divino rivelato: è il giorno di Cristo e della Chiesa, sua sposa. Non c’è una celebrazione più importante della Domenica, perché ogni Domenica il Cristo morto e risorto raduna la sua Chiesa per averla davanti come popolo santo, comunità di salvati, assemblea di fratelli che vivono nella carità e nella lode l’attesa del suo ritorno.

Elide Siviero