Le parole della liturgia | Novembre 2023

L’evangeliario

Il Libro dei Santi Vangeli, ricoperto da una copertura decorata, l’Evangeliario, è un simbolo del Signore Gesù Cristo, morto e risorto. Prezioso e solenne, è l’unico libro che il Diacono può portare in processione nei Riti di introduzione. È un libro-presenza che attira gli sguardi e la lode. Non si portano in processione bibbie o lezionari, ma solo l’Evangeliario. Deposto sull’altare da lì presiede la Liturgia della parola, fino a giungere all’ambone mentre si esegue il canto al Vangelo, per essere celebrato. Dopo averlo letto, il celebrante lo venera con un bacio. Come ha venerato l’altare, così venera non il lezionario, ma l’Evangeliario: lo bacia, perché bacia il simbolo di Cristo. È il bacio della Sposa allo Sposo, della Chiesa al suo Signore. In quel bacio, il celebrante porta tutta l’assemblea dentro l’alveo nuziale dell’amore ricevuto e donato nel Mistero pasquale. Quando la celebrazione è presieduta dal Vescovo, egli impartisce con l’Evangeliario la benedizione al popolo.
La risposta alla lettura del Vangelo, non è: «Rendiamo grazie a Dio», ma: «Lode a te, o Cristo». L’assemblea guarda l’Evangeliario ed acclama il suo Signore, perché lo riconosce vivo e presente nel simbolo di Vangelo. Nel rito del Matrimonio, il sacerdote, dopo aver letto e baciato l’Evangeliario, lo porta ai nubendi perché lo bacino. Saranno loro due, con le loro nozze, a mostrare al mondo l’amore dello Sposo (Cristo) per la sua Sposa (Chiesa).
Pochi sanno che nel Rito delle esequie, quale segno evidente della fede della Chiesa nella Parola di vita eterna, il Rituale esorta, fra l’altro, a porre sopra il feretro l’Evangeliario. Il defunto riposa sotto la custodia del Vangelo, sotto la protezione del suo Signore, illuminato dalla luce del Cero pasquale, anch’esso simbolo di Cristo morto e risorto.

Elide Siviero