Le parole della liturgia | Luglio 2024

La presentazione dei doni

Dopo la Liturgia della parola, inizia la Liturgia eucaristica. La Parola consente di riconoscere nel pane e nel vino i segni di Cristo morto e risorto, e questi permettono di sentire viva ed efficace la parola di Dio. Questa parte della Liturgia si apre con la presentazione dei doni. Il rito nasce dall’esigenza di preparare l’altare per il sacrificio eucaristico; successivamente si è arricchito di significati simbolici, indicando l’offrirsi di Cristo per la salvezza dell’umanità. Il Messale indica: «Terminata la Liturgia della Parola i ministri preparano sull’altare il corporale, il purificatoio, il calice ed il messale…». Si nominano gli strumenti che non hanno nessuna rilevanza simbolica e non vengono portati in processione. Il calice non si porta in processione: non è un simbolo come il pane e il vino: è solo uno strumento. Si portano il pane, il vino (insieme all’acqua) e le offerte per i poveri. Tutto ruota attorno al pane e al vino che sono il punto focale dell’azione liturgica. Il Messale precisa: «All’inizio della Liturgia eucaristica si portano all’altare i doni, che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo». Questa frase sgombera il campo da ogni equivoco: zainetti, scarpe, libri, anche la pagnotta o l’uva, non sono i doni che diventeranno il corpo e il sangue di Cristo e nemmeno offerte per i poveri. È «opportuno che i fedeli esprimano la loro partecipazione… portando il pane e il vino per la celebrazione dell’Eucaristia, o altri doni per le necessità della Chiesa e dei poveri». Questo significa che l’atto dell’offerta, nel quale il primo ad offrirsi è Cristo, necessita della nostra partecipazione, e questa ha bisogno di diventare palpabile. Gli altri doni non sono simboletti di vario genere, ma quello che viene offerto per i poveri: la carità viene celebrata.

Elide Siviero