Le parole della liturgia | Febbraio 2023

La Colletta

I Riti introduttivi si concludono con la Colletta. Questo termine deriva dal verbo colligere, che vuol dire raccogliere: il sacerdote invita tutti alla preghiera: «Preghiamo!», c’è una pausa di silenzio in cui tutti pregano uniti a lui e in quel momento di silenzio avviene la raccolta della preghiera in un’unica orazione. Quindi la Colletta non si realizza nella preghiera che dice il sacerdote, ma in quel silenzio dell’assemblea che sfocia nelle parole del sacerdote. San Paolo dice che: «Non sappiamo che cosa sia conveniente domandare» (cfr. Romani 8,26). Infatti, non chiediamo niente in quel silenzio, sappiamo soltanto che il nostro spirito geme e grida: «Abbà-Padre!». Siamo lì davanti a Dio in silenzio. Deve esserci un vero e palpabile silenzio che scuota i presenti; dove anche i bambini, che sono sempre agitati, si placano perché percepiscono qualcosa di importante, di grande e sconvolgente. Tutto tace.  

San Giovanni Crisostomo, commentando la Colletta, dice: «…e si fece un grande silenzio». Mi viene in mente quello che succede all’apertura del settimo sigillo nell’Apocalisse: «Quando l’Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz’ora» (Apocalisse 8,1). Quel raccogliersi degli spiriti celesti nell’adorazione e nell’attesa deve insegnare a noi, creature così agitate, così facilmente distratte, il raccoglimento in presenza di Dio. È un silenzio che riusciamo ad avere qualche volta al racconto dell’Istituzione nella Preghiera eucaristica, ma che raramente troviamo in questo punto così importante dell’inizio generante della Liturgia. 

Dopo l’ingresso, il movimento, il passaggio, il canto della lode, veniamo generati dal sacro silenzio: l’orazione di Colletta raccoglie nel mistero che celebriamo, tutti i sussulti della nostra anima e della nostra vita. 

Elide Siviero