Le parole della liturgia | Agosto 2022

Il Saluto

«Dominus vobiscum. Il Signore con voi!» oppure «La Grazia del Signore, l’Amore di Dio Padre, la comunione dello Spirito Santo, con voi!». Dopo il segno della croce, c’è il saluto, che non è il buongiorno del prete: è invece un dialogo comunionale, uno degli elementi liturgici più antichi della Liturgia. Le parole del sacerdote vogliono dirci che il Signore è vivo; che il Kyrios, il Risorto, che abita in noi, è presente in noi e noi siamo il segno del Risorto. Con queste parole prendiamo atto che siamo in Cristo e da lui generati come Chiesa.

Esse sono una benedizione: ci dicono che Cristo è con noi. Questa formula di benedizione ricorre già nell’Antico Testamento. Nel Libro di Rut si racconta come Booz salutò i suoi mietitori sul campo con le parole: «Il Signore sia con voi», e come questi gli replicarono: «Ti benedica il Signore» (Rut 2,4). Alla Vergine Maria, l’Arcangelo Gabriele disse: «Il Signore è con te» (Luca 1,28). Questo dialogo di comunione viene più volte ripetuto nel corso della messa, per mantenere viva l’unione spirituale, la relazione di preghiera tra il sacerdote e il popolo, per aumentarla o rinverdirla. Infatti, con la nostra risposta «E con il tuo spirito», non solo ringraziamo il sacerdote del saluto ricevuto, ma anche esprimiamo l’augurio che il Signore voglia illuminare e fortificare con la sua grazia anche lo spirito del sacerdote orante, affinché sia in grado, come uomo di Dio e come vero uomo spirituale, di presentare in maniera degna al Signore le preghiere e i bisogni di tutta la Chiesa. Il sacerdote ha bisogno di questa grazia nel momento in cui sta all’altare e prega per la remissione dei peccati del popolo. In questo scambio dialogico di comunione, circola l’amore della Trinità, lo Spirito Santo, che sorregge e alimenta la nostra preghiera.

 

 

Elide Siviero