Le parole della liturgia | Ottobre 2025

Il racconto dell’istituzione

«Il racconto dell’istituzione e la consacrazione: mediante le parole e i gesti di Cristo, si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell’ultima Cena, quando offrì il suo Corpo e il suo Sangue sotto le specie del pane e del vino, li diede da mangiare e da bere agli apostoli e lasciò loro il mandato di perpetuare questo mistero» (PNMR 79/d). Entriamo nel cuore della preghiera eucaristica, il momento più importante della Santa Messa. Tutti conosciamo il racconto dell’istituzione: «Nella notte in cui veniva tradito, prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse…». Notiamo che questo racconto è rivolto al Padre. Il sacerdote non sta narrando all’assemblea quello che è accaduto. Egli si rivolge a Dio Padre, perché rimette davanti a Lui la storia della salvezza. Non si indirizza ai fedeli, ma con l’assemblea forma un’unica entità che si orienta a Dio Padre nel corpo di Cristo. Ricordiamo che egli agisce sempre in persona Christi e nomine Ecclesiae, alternando i ruoli. Quindi a volte ci ripresenta Cristo che ci parla e altre volte siamo noi che in lui ci rivolgiamo al Padre come corpo ecclesiale di Cristo, come sua sposa. Poi, seguendo il comando che Gesù ha rivolto ai suoi apostoli: «Fate questo in memoria di me», il sacerdote, agendo nella persona stessa di Cristo, pronuncia le parole dell’istituzione dell’Eucaristia, le stesse che Gesù proferì nella sua ultima cena: «Questo è il mio Corpo; questo è il mio Sangue». Egli non solo ripete le parole efficaci del Signore, che rendono presente l’unico sacrificio del Calvario, ma offre il suo stesso corpo, la sua voce, i suoi gesti per compiere il sacrificio di Gesù Cristo. Solo la grazia può permettere ad un essere umano di sopportare un evento così immenso! 

Elide Siviero