Le parole della liturgia | Dicembre 2022

Il Kyrie eleison

«Dopo l’atto penitenziale ha sempre luogo il Kyrie eleison, a meno che non sia già stato detto durante l’atto penitenziale». Il Kyrie in sé stesso non è l’atto penitenziale: l’equivoco è nato con i Kyrie tropati (da tropos che in greco vuol dire “introduzione a…”): «Signore mandato dal Padre… Kyrie, eléison…». Questa acclamazione non ha nulla di penitenziale, ma richiama la vittoria del Risorto sulla morte, acclama il Signore e chiede misericordia. Essa deriva dall’usanza romana, quando al ritorno dell’imperatore dalle campagne militari, il popolo si radunava per accogliere l’arrivo delle truppe.

L’imperatore stava sul cocchio, varcava l’arco di trionfo. Lo seguiva il nemico sconfitto e il bottino di guerra: oro, denaro, spezie, sete, e il popolo gridava: «Kyrie, eléison!», «Oh Signore! Abbi misericordia di noi!». E l’imperatore, in tutta la sua potenza, faceva un gesto di grande magnanimità: buttava alla folla il bottino di guerra, che veniva così distribuito alla gente. Kyrie, eléison allora voleva dire: «Signore! Piegati! Dacci qualcosa! Fatti misericordioso! Abbiamo bisogno! Abbiamo fame!». La Chiesa ha preso questa invocazione e l’ha portata nella Liturgia, sapendo che il Kyrios è il Cristo Risorto al quale noi chiediamo di piegarsi, di guardarci con misericordia, di elargirci i doni della sua vittoria sul peccato e sulla morte: la speranza, la forza per combattere contro il male, la gioia, la vita eterna. Kyrie, eléison: «Signore, intenerisci il tuo cuore; piegati, tu che sei coperto d’oro e noi non abbiamo di che vivere! Chinati su di noi!».

Questa invocazione apparteneva alla Liturgia orientale, e in sé nasce come il ritornello per la Preghiera dei fedeli: può essere usato ancora anche in quel momento, ritmando le brevissime intenzioni con un canto al Signore.

Elide Siviero