Le parole della liturgia | Marzo 2024

Il congedo dei catecumeni

Dopo l’omelia i catecumeni vengono congedati. Il Rito dell’Iniziazione Cristiana degli adulti (RICA) scrive: «Di norma, se non ci siano particolari difficoltà, quando partecipano all’assemblea dei fedeli, i catecumeni devono esser con gentilezza congedati prima dell’inizio della celebrazione eucaristica: devono infatti attendere il Battesimo, dal quale saranno inseriti nel popolo sacerdotale, e avranno il diritto di partecipare al nuovo culto di Cristo» (n. 19).
Celebrare questo rito ha una funzione soprattutto pedagogica. Quando un bambino inizia a scrivere lo lasciamo scarabocchiare, ma poi gli chiediamo di mettere in ordine le lettere per formare le frasi. Così è con le persone che si avvicinano alla fede. All’inizio partecipano a tutta la Messa. Ma poi le cose cambiano: non sono più spettatori, ma discepoli in cammino verso Cristo. È un approccio per gradi: il catecumeno può sopportare solo il peso della parte che riguarda l’ascolto, l’insegnamento, la Parola. Per questo, prima della professione di fede, che un catecumeno non è certo in grado di fare, e prima della preghiera dei battezzati, il catecumeno viene congedato: «E ora, caro catecumeno vai in pace e il Signore sia sempre con te».
Il secondo aspetto di questo rito è più strettamente misterico e sacramentale. La seconda parte della Messa chiede una relazione sacramentale con Cristo. È la parte in cui i credenti si mettono in relazione filiale con Dio chiamandolo Padre. Paolo precisa che questo non è possibile se non nello Spirito Santo che i catecumeni non hanno ancora ricevuto (cfr. Romani 8,15). Non possono dire «Padre nostro» nella fede, vivendo l’abbandono filiale a Dio, perché non hanno ancora ricevuto lo Spirito. Come non possono dire la Preghiera del Signore, così non possono nemmeno accostarsi ai divini misteri.  

Elide Siviero