Editoriale | Marzo 2022

A capo chino

All’inizio della Quaresima chiniamo il capo. È un gesto semplice, ma mette in moto dinamiche non facili: il riconoscimento della misericordia di Dio e la verità di ciò che siamo, il coraggio di prenderci le nostre responsabilità, la volontà di conversione. Forse l’umiltà arriva alla fine, quando ci rendiamo conto che non chiniamo il capo per paura o per legge, e neppure per uniformità o per apparenza. È nel momento in cui il capo è chino, in quel tempo piccolo in cui ci viene appoggiata un po’ di cenere che ci imbratta, che possiamo tornare alla nostra dimensione. Siamo creature di cui il Creatore vuole prendersi cura, anche se è necessario scendere da tutti i nostri piedistalli per rendercene conto e permettergli di farlo: in quel momento restiamo solo noi e quel gesto, antico e nuovo allo stesso tempo.
La Quaresima fin dall’antichità è un itinerario battesimale. I catecumeni vivono questo tempo in modo particolarmente intenso, perché li prepara a diventare cristiani durante la veglia pasquale, al termine di un lungo itinerario. Per tutti rimane un invito a riscoprire quella vita da risorti che abbiamo ricevuto in dono, spogli della vita vecchia, per riprendere con gioia il nostro cammino.

Manuela Riondato