Domenica
04
Gennaio 2026
II domenica dopo Natale
II settimana del Salterio
Giovanni 1,14
E il verbo si fece carne e venne
ad abitare
in mezzo a noi
santi Ermete e Caio
santa Angela da Foligno

Ascolto

Siracide 24,1-4.8-12

La sapienza loda se stessa, si esalta in mezzo al suo popolo. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, si glorifica davanti alla sua potenza: «Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e ho ricoperto come nube la terra. Ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi.
Il creatore dell’universo mi diede un ordine, il mio creatore mi fece piantare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele.
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò; per tutta l’eternità non verrò meno. Ho officiato nella tenda santa davanti a lui, e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città amata mi ha fatto abitare; in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità».

dal Salmo 147

Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda, Sion, il tuo Dio. Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli ha messo pace nei tuoi confini e ti sazia con fior di frumento.

Manda sulla terra la sua parola, il suo messaggio corre veloce.

Annunzia a Giacobbe la sua parola, le sue leggi e i suoi decreti a Israele. Così non ha fatto con nessun altro popolo, non ha manifestato ad altri i suoi precet

Efesini 1,3-6.15-18

Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto. Perciò io, Paolo, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

Giovanni 1,1-18

[In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.] Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. [Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.] Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Medito

Nel tempo di Natale più volte la liturgia ci fa ascoltare questo Vangelo con il rischio che tocca a tutte le pagine tanto note da conoscerle quasi a memoria: il rischio di sentirle senza ascoltarle. Oggi allora lascio che alcune parole di questo inizio di Giovanni, così denso di teologia e filosofia, così carico di rimandi ad altre pagine importanti, lascio che alcune parole mi vengano incontro e si impastino con il qui e ora della mia vita, della vita del mondo e dell’umanità.
Il Verbo, un termine che nel mio linguaggio ha altri significati e solo con un lungo giro di parole mi aiuta a comprendere di chi stiamo parlando, o forse più semplicemente la Parola è Gesù. Questa parte della sua esistenza, quella del principio, quella che crea, quella della gloria e della luce, la immagino come un mosaico splendente d’oro di quelli che ammiro nelle meravigliose chiese bizantine. È uno splendore che posso osservare in un’opera d’arte, ma alla mia esistenza dice poco: se Dio fosse così non mi coinvolgerebbe, penso non riuscirei ad essere credente.  

Ma il cuore di questa pagina è: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». È qui per me la bella e la buona notizia. Dio ha scelto di essere padre e madre, Dio ha scelto che la sua Parola, suo Figlio abiti tra noi. Dio non ama le solitudini stellate di cui hanno discusso molti filosofi e letterati. A lui interessano la nostra umanità e la nostra terra dove ha scelto di abitare. Qui ritrovo il Gesù del Vangelo, Gesù che cammina, che si ferma, che solleva, che si china, che parla e mangia, che incontra migliaia di persone, che si interessa, che si emoziona, che piange, che si indurisce e che sorride. Questo Vangelo mi parla, incontra e colpisce la mia vita, mi indica vie da seguire per essere umana, mi motiva a condividere con persone vicine e lontane, mi spinge a muovermi e a mettermi in gioco.
Leggo che il termine concreto reso con “abitare” è «pose la sua tenda» con un forte richiamo all’esperienza del popolo nel deserto, continuata anche dopo la costruzione delle città quando l’arca di Dio era ancora sotto una tenda. E penso a chi nella tenda ci vive davvero ogni giorno: persone rifugiate che vivono nel campi profughi, persone rimaste senza casa a causa di terremoti, alluvioni, incendi, popoli nomadi che si spostano regolarmente.  

Giovanni scrive ancora che «noi vedemmo la sua gloria»: la gloria di Dio non è uno splendore lontano e che ci allontana. Vediamo la gloria in Gesù che abita tra noi, che guarisce le persone, che ascolta, che ha una parola speciale per ciascuno e ciascuna. Vediamo la gloria in Gesù che ama fino alla fine, in Gesù sporco e ferito, umiliato e torturato.
In questo Natale sento che posso festeggiare proprio e solo la consapevolezza che Dio ha deciso di non vivere nello splendore di uno spazio e di un tempo lontano, ma di stare qui, in questo mondo, tra questa gente che siamo noi tutti e tutte, tra le macerie delle guerre, delle violenze, dei progetti di morte e sterminio. E se io ho scelto di essere sua figlia e discepola di Gesù, questa è anche la mia strada: stare accanto, stare dentro, lasciandomi inquietare. 

Chiara Benciolini