Domenica
14
Settembre 2025
Esaltazione
della Santa Croce
Giovanni 3,16
Dio ha tanto amato il mondo.
san Gabriele T. Dufresse

Ascolto

Numeri 21,4-9

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

dal Salmo 77

Non dimenticate le opere del Signore!

Ascolta, popolo mio, la mia legge, porgi l’orecchio alle parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca con una parabola, rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano e tornavano a rivolgersi a lui, ricordavano che Dio è la loro roccia e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca, ma gli mentivano con la lingua: il loro cuore non era costante verso di lui e non erano fedeli alla sua alleanza.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa, invece di distruggere. Molte volte trattenne la sua ira e non scatenò il suo furore.

 Filippesi 2,6-11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Giovanni 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Medito

La celebrazione di oggi tanto importante da interrompere il normale ciclo delle domeniche (per i cristiani orientali è quasi una seconda Pasqua), è detta dell’esaltazione della Santa Croce: esaltata perché segno della salvezza, strumento e segno dell’amore immenso di Dio per gli uomini.
Innalzato sul legno dell’ignominia, il Figlio dell’uomo sperimenta l’abbandono, appare come un perdente, un malfattore, e la croce risulta «scandalo e follia» per i cristiani, mentre per i non credenti rimane un falso tentativo di interpretazione della sofferenza e la sua logica risulta disumana, tanto che ancora oggi preferiamo presentare la vita cristiana esclusivamente sotto il segno della resurrezione, come se si trattasse di una festa continua, e tendiamo ad epurare il Vangelo dalle esigenze di rinnegamento di sé, di rinuncia, di accoglienza della croce quale condizione per la sequela di Gesù.
Ma prendere su di sé la croce significa fare della propria vita un dono, imitando Cristo nel suo amore, non nel suo dolore. 

Esaltare la croce è riconoscere il gesto d’amore supremo di Colui che si è lasciato crocifiggere, significa accettare di essere amati da Dio nel nostro fallimento, nelle nostre infedeltà, nei nostri rifiuti, quando chiusi nel nostro egoismo lo bestemmiamo fino a negare la sua esistenza. La forza straordinaria della croce è proprio qui: mostra concretamente, senza possibilità di dubbio, che Dio ci ama, e che riceviamo tutta la sua vita, la sua santità, la sua onnipotenza, semplicemente come un dono e non per i nostri meriti.
Così iniziamo a comprendere le parabole difficili, come gli operai dell’ultima ora pagati quanto quelli che lavoravano dall’alba, o il padre misericordioso verso il figlio prodigo, fino a non sembrarci più ingiusto nemmeno il paradiso che Gesù morente assicura al delinquente crocifisso con lui.
Con la sua morte in croce «Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi»: è il suo amore che ci libera totalmente e definitivamente, e ci ha amati per primo, per metterci in grado di accogliere liberamente l’Amore, ad esso aderire, da esso lasciarci trasformare, fino alla piena conformazione a Lui.  Gesù si consegna ai carnefici «facendosi obbediente fino alla morte» (cfr. Filippesi 2,1-6), affinché annichilendosi e sottomettendosi alla cattiveria umana ogni uomo sia redento e liberato, per quanto meschino, crudele, egoista sia: nessuno è escluso dalla salvezza.

Oggi nel Vangelo troviamo per la prima volta il tema della vita eterna: non si tratta, come credevano i farisei, di un premio per la buona condotta, bensì di una qualità di vita che inizia già nel presente, ed è eterna perché indistruttibile, in quanto dono di Dio. Il Figlio non è venuto per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui: in Dio non c’è né giudizio né condanna, c’è soltanto offerta di vita.
Dalla croce Gesù insegna che chi accoglie l’Amore ha già qui, ora, esperienza della vita eterna, pregusta la resurrezione.

Barbara Anselmi