Domenica
14
Aprile 2024
III domenica di Pasqua
Anno B
III settimana del salterio
Luca 24,38
Perché siete turbati,
e perché sorgono
dubbi nel vostro cuore?
santi Tiburzio,
Valeriano e Massimo

Ascolto

Atti 3,13-15.17-19

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».

dal Salmo 4

Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia! Nell’angoscia mi hai dato sollievo; pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele; il Signore mi ascolta quando lo invoco.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».

In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.

Giovanni 2,1-5

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

Luca 24,35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da
Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Medito

Negli ultimi anni mi sono sentita spesso ripetere da chi si confidava con me che quanto stava accadendo nella sua vita era troppo bello per essere vero, doveva esserci sicuramente l’inganno ed era bene essere preparati al fatto che quello stato di benessere sarebbe durato poco e avrebbe richiesto un costo elevato. Soprattutto le persone che avevano attraversato un tempo di dolore, di delusione o di perdita tendevano a temere la possibilità di essere felici. Ho la netta sensazione che questo sia accaduto anche ai discepoli. Penso che la Pasqua avrebbe dovuto suscitare in loro un’emozione di profonda e vera felicità, l’evangelista Luca ci dice però che la loro prima reazione all’incontro con Gesù risorto non è stata la gioia ma la forte paura che fosse un fantasma.   

Siamo così abituati alle cose brutte che quando finalmente accade ciò che desideravamo immediatamente ne diffidiamo, pensando che possa essere solo un’illusione. Credo che alla Pasqua, in questo nostro momento storico, ci dobbiamo abituare lentamente. Può capitare anche a noi di avere paura a essere autenticamente felici, confondendo la risurrezione con un’illusoria speranza sul futuro, che magari tiriamo fuori solo perché la vita è difficile. La speranza cristiana però non è semplicemente uno stato d’animo o un’emozione legata ad un particolare momento, è ciò che cambia tutto, trasformando intimamente il nostro modo di vivere. Questo processo di trasformazione ha però tempi lenti perché ci chiede di riprendere confidenza con la semplicità del gioire. Mi suscita tenerezza Gesù che dice ai suoi discepoli: «Non sono un fantasma» e invita noi oggi come loro ieri a riconoscerlo, ad accoglierlo come amico, ad abbracciarlo come segno di benedizione, ad ascoltarlo perché la sua parola è vita che nutre e alimenta. 

Può capitare anche a noi di trattare le persone come fantasmi, come problemi, come pratiche da sbrigare, come ricordi da cancellare; certamente nessuno ama un fantasma. Gesù allora, per sciogliere i turbamenti, i dubbi e le paure pronuncia le parole più semplici e quotidiane, cerca di riaccendere il ricordo attraverso gesti di familiarità come: guardami, toccami, ascoltami, camminiamo un po’ insieme, mangiamo insieme. È su questi gesti umani e replicabili nel qui ed ora delle nostre vite che si fonda la Pasqua. Annunciare la risurrezione di Gesù è annunciare che un altro mondo è possibile, che la vera gioia sta proprio nello spostare lo sguardo verso l’altro avendone cura, che la buona notizia dell’amore rende possibile e realizzabile un altro modo di vivere dove essere felici non ci fa più paura. 

Silvia Destro