Domenica
14
Gennaio 2024
II domenica del Tempo
Ordinario – Anno B
II settimana del salterio
Giovanni 1,42
Fissando
lo sguardo
su di lui.
san Felice di Nola

Ascolto

1 Samuele 3,3-10.19

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

dal Salmo 39

Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato,

ha dato ascolto al mio grido. Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.

1 Corinzi 6,13-15.17-20

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

• Giovanni 1,35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?«. Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro – , dove dimori?».
Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Medito

Voltarsi, osservare, vedere… fissare lo sguardo. Quanta emozione mi raggiunge in questo intenso gioco di sguardi tra Giovanni e Gesù prima e tra Gesù e Pietro poi. Tenere lo sguardo fisso su qualcuno non è mai semplice, chiede infatti la nostra disponibilità ad incontrare l’altro intimamente, lasciandoci incontrare altrettanto intimamente.
In questo nostro tempo frenetico, raramente riusciamo a fissare lo sguardo su un’altra persona, se questo accade può scattare in noi un senso di disagio, di imbarazzo, quasi la paura di trovarsi di fronte a un pericolo.
Questo avviene però se sono solo gli occhi ad incontrarsi e se tale scambio di sguardi non è sostenuto dalla relazione tra le persone. 

Giovanni è legato a Gesù, Gesù guarda con amore Pietro. Immagino la sensazione intensa, profonda, quasi disorientante provata da Simone nel sentirsi guardato in quel modo da Gesù e nel capire che da quell’incontro di sguardi tutto sarebbe cambiato nella sua vita, a partire dal suo nome, dalla sua identità. Mi chiedo se anch’io mi sia mai sentita guardata così. Mi chiedo se e quando abbia avuto la sensazione che Gesù fissasse il suo sguardo su di me cambiando il corso della mia storia.
Mi torna alla mente la prima esperienza di spiritualità e servizio vissuta a Lourdes, ricordo con emozione ancora viva alcuni intensi incontri, ricordo come, pur non conoscendoci prima, ci accomunasse il desiderio di capire quale fosse la volontà di Dio per le nostre vite che percepivamo un po’ provate e sghembe. 

Ho così intuito che la fede non si trasmette intellettualmente ma all’interno di relazioni umane, attraverso mediatori capaci di orientare tenendo fisso lo sguardo su Gesù.
Sono tornata a Lourdes altre volte e mi fu sempre più chiaro che non solo lo sguardo del Signore può cambiare il mio nome e quindi la mia vita, ma che anch’io nel gioco di sguardi, di cuori e di relazioni, posso fissare lo sguardo sulla realtà di Dio attribuendo una prospettiva nuova alla sua presenza nella mia quotidianità.