Domenica
21
Maggio 2023
Ascensione del Signore
VII domenica di Pasqua
Anno A
Matteo 28,17
Essi però
dubitarono.
san Cristoforo Magallanes
e compagni

Ascolto

Atti 1,1-11

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

dal Salmo 46

Ascende il Signore tra canti di gioia.

Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia, perché terribile è il Signore, l’Altissimo, grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Cantate inni a Dio, cantate inni, cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sulle genti, Dio siede sul suo trono santo.

Efesini 1,17-23

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.
Egli la manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, al di sopra di ogni Forza e Dominazione e di ogni nome che viene nominato non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

Matteo 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Medito

Gesù conclude il suo percorso terreno in un apparente fallimento della sua missione. Sono scomparse le folle osannanti che lo avevano salutato al suo ingresso a Gerusalemme.

Gli rimane solo un pugno di uomini, confusi.

Chiamati, però, questi uomini rispondono all’invito ad incontrarlo in Galilea. Si tratta di un gruppo che lo ha seguito nei tre anni della sua vita pubblica, lo ha visto compiere miracoli, guarire ciechi e lebbrosi, ma che nonostante tutto ciò ancora dubita.

È sul monte che Gesù affida ai suoi discepoli la missione dell’evangelizzazione, la affida a uomini che hanno una sola certezza, l’amore per Cristo. Ed è questo che in fondo Gesù chiede loro. Affida il compito di annunciare il suo messaggio non a delle persone riuscite, intelligenti, sicure di sé, ma a degli uomini che dubitano. È questo il paradosso della fede: non si può credere senza dubitare. Gesù li invita a percorrere le strade del mondo e fare discepoli, non con la forza del proselitismo ma con quella del contagio. Papa Francesco più volte ha affermato che «essere missionario, essere apostolico, evangelizzare non è lo stesso di fare proselitismo». A noi è giunto il Vangelo attraverso persone che credevano e contemporaneamente avevano dubbi. Il dubbio, la ricerca di senso, anche lo smarrimento davanti ai drammi dell’esistenza umana, non sono un limite o peggio ancora un peccato, ma piuttosto sono parte dell’esistenza della vita cristiana.

E poi le ultime parole, il suo testamento spirituale, prima di ascendere al Padre: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Gesù lascia per sempre la sua dimensione umana, ma ci dà una certezza: quella di essere con noi fino alla fine. Il cristiano dunque, conscio di questa speranza, non deve temere le difficoltà del mondo, sa che Cristo è il sicuro compagno di viaggio, che mai lo abbandona e lo segue ovunque. Questo è vero senso dell’Ascensione. Il senso dell’essere cristiani è l’annuncio e la testimonianza, con i nostri limiti e i nostri dubbi, nella consapevolezza che, come ci dice Papa Francesco, la missione è l’ossigeno della vita cristiana: la tonifica e la purifica. «Andate dunque», l’invito rivolto da Gesù ai discepoli di ieri continua a riecheggiare nella Chiesa di oggi: avere il coraggio di allargare gli orizzonti e di percorrere ogni angolo del nostro paese per raccontare una speranza nuova.

Paolo Cappelli