Domenica
20
Novembre 2022
Cristo Re
Luca 23,37
Se tu sei il re
dei Giudei,
salva te stesso.
san Teonesto

Ascolto

2 Samuele 5,1-3

In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”».
Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.

dal Salmo 121

Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Colossesi 1,12-20

Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.

Luca 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Medito

Che strana festa conclude il nostro anno liturgico, che strano vangelo che sembra contraddire la solennità che stiamo celebrando. Un re in croce, ecco chi celebriamo. Non ha palazzi, ma una nuda croce, non ha corone d’oro, ma una corona di spine sul capo, non ha eserciti potenti e non ha ricchezze di cui vantarsi. Il potente, così come ce lo immaginiamo, è colui che salva se stesso, che può permettersi di pensare solo a sé, ha i mezzi per essere soddisfatto, senza avere bisogno degli altri. La chiave di lettura del vangelo di oggi è tutta in quell’inquietante affermazione della folla a Gesù: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Frase che Luca fa dire anche ai sacerdoti e ai soldati pagani: tutti concordano nel ritenere un segno di debolezza il dover dipendere dagli altri.

I nemici di Gesù hanno cercato di contrastarlo sino alla fine, anche davanti al baratro della morte. Perfino uno dei due ladroni crocifissi con lui gli dice: «Salva te stesso e anche noi». È il grido di tutti sotto a quella croce, ma è anche il sentire e la cultura del mondo di oggi. Dio diventa la proiezione dei nostri più nascosti desideri, è ciò che ammiriamo per esempio nell’uomo politico riuscito, ricco e sicuro. Anche le tribù d’Israele, di cui ci parla la prima lettura, cercavano un capo che le proteggesse contro i terribili avversari e vengono ad Ebron a sancire con Davide un patto di alleanza ed egli ha certamente reso grande, ricco e potente Israele, ma Cristo è un re molto diverso: regna conficcato su una croce.

Noi cristiani in forza del battesimo, come scrive l’apostolo Paolo nella seconda lettura, siamo stati trasferiti da Dio Padre nel regno del suo Figlio diletto. Per cui la mia vita di fede, di giustizia e di amore deve essere un’imitazione di Cristo, il quale sulla croce non ha accettato provocazioni. Ha preferito restare inchiodato sulla croce, ha perdonato il ladrone pentito, gli ha assicurato il paradiso, è morto perdonando i suoi crocifissori. Guardando a Cristo crocifisso, anche noi siamo chiamati a donare la nostra vita al Signore e ad amare il nostro prossimo. Tutti sono convinti che salvare se stessi sia un segno di saggezza, eppure nasconde una profonda crudeltà perché giustifica l’indifferenza e la violenza che sa solo calpestare i più deboli. Ma Gesù non si è fatto carne umana per mettere in salvo se stesso, ma per dare la possibilità a tutta l’umanità di salvarsi. Non poteva accettare la cultura dell’amore di se stesso colui che era venuto non per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per tutti. No, il nostro Dio non salva se stesso, salva noi, salva me. Dio si auto-realizza donandosi, relazionandosi, aprendosi a me, a noi.

Mauro Pagan