Domenica
10
Luglio 2022
XV domenica del Tempo Ordinario
Anno C III settimana del salterio
Luca 10,26
Che cosa
sta scritto
nella legge?
sante Rufina e Seconda

Ascolto

Deuteronomio 30,10-14

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

dal Salmo 18

 I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. 
 
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. 
 
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. 
 
Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante. 

Colossesi 1,15-20

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.

Luca 10,25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Medito

La parola “Legge” che più volte viene ripetuta in queste letture mi spinge ad interrogarmi se essa sia per me, come per la Torah di Mosè, osservanza dei Comandamenti come frutto di un’alleanza e quindi di una relazione di amore e fedeltà, o se sia semplicemente uno sterile insieme di regole da rispettare per evitare una punizione. Quanto mi fa meditare la domanda che Gesù fa al dottore della Legge e com’è in grado di spiazzarmi di fronte alle tante interpretazioni della Legge!

Penso ai tanti santi di ieri e di oggi, non necessariamente saliti agli altari, uomini e donne come me che si sono spesi in modo significativo per il prossimo; don Milani o Armida Barelli nel mondo della scuola, Aldo Moro nel campo politico, Gino Strada negli ospedali di guerra, oltre ai tanti missionari sparsi nel mondo, che quotidianamente sostano davanti alle necessità del loro prossimo. Provo un po’ di disagio pensando al mio vissuto che non è attraversato da grandi imprese, ma dalla semplice quotidianità fatta di relazioni di lavoro e di famiglia, ma sono rincuorata dalla prima lettura in cui Mosè, parlando al suo popolo della Legge del Signore dice: «Questo comandamento che ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te». Quindi quello che il Signore mi chiede non è troppo grande per me. Devo solo esserci e fare la mia parte, con umiltà e generosità, per far funzionare in modo sano quel corpo fatto di tante membra che è la Chiesa.

Il Signore mi chiede di uscire dallo stretto ambito della legge per confrontarmi con la realtà del mio vissuto. Non mi chiede grandi cose. Tante volte mi affida i dettagli; ma è concentrandomi sui dettagli che posso fare grandi cose! Quante volte io stessa ho sperimentato che il mio prossimo ha bisogno di uno sguardo diverso, di un abbraccio in un momento di sconforto, di tempo e attenzione. E allora il mio impegno è scegliere di sostare di fronte a quel qualcuno che diventa più importante della mia fretta. Gesù mi pone davanti il Samaritano, un eretico, per dimostrarmi che lo sguardo profondo e il servizio verso il prossimo non sono prerogative di persone “speciali” quali il sacerdote e il levita. Il non passare oltre e il vivere l’attimo presente, assume la valenza di gesto autentico se è sempre un gesto d’amore a Dio e nello stesso tempo al prossimo. E in questo modo si ricompone l’alleanza fra Dio e me.

Patrizia Stimamiglio