Domenica
09
Ottobre 2022
XXVIII domenica del Tempo Ordinario
Anno C IV settimana del salterio
Luca 17,15
Uno di loro,
vedendosi guarito,
tornò indietro
lodando Dio
a gran voce
san Dionigi Vescovo e Compagni
san Giovanni Leonardi

Ascolto

2 Re 5,14-17

In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».

dal Salmo 97

Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

2 Timòteo 2,8-13

Figlio mio,
ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

Luca 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Medito

Ecco la fotografia più bella di questa domenica: non solo il Samaritano torna indietro per ringraziare, ma lo fa usando tutto il fiato che ha in gola. Come mi piacerebbe Gesù saper usare tutta la mia voce per lodarti, sempre. Spesso però mi ritrovo insieme agli altri nove e la tua domanda «E gli altri nove dove sono?» mostra chiaramente tutta la mia irriconoscenza, perché anch’io sono stato guarito da una vita senza significato, piena di tristezza e di cose futili, ma anch’io tante volte mi perdo per strada.

Quando mi innervosisco se mia moglie/mio marito non riesce a fare ciò che io mi aspetto, quando i bambini mi chiedono di più di quanto io in quel momento riesco a dare loro, quando al lavoro non mi sento apprezzato/a e completamente a mio agio e allora mi irrigidisco e non dò il meglio di me, sempre e comunque, quando i miei genitori, ormai anziani, sono più una fatica che un’opportunità. Quando in parrocchia non si riesce a tenere attivo un gruppo e lo scoramento vince sulla voglia di condividere e di stare insieme; quando la vita, gli impegni e la routine mi centrifugano così velocemente da non riuscire nemmeno più a godere del viaggio e del panorama che si apre intorno me. Ecco Gesù, in questi particolari momenti della mia vita in cui mi sento lontano da te e mi sento «straniero» nel regno che tu mi hai preparato, l’immagine del Padre pronto ad attendermi e ad accogliermi nonostante la mia «lebbra», è la molla che mi spinge a tornare indietro, perché a lui non importa in quale fase della vita io sia, il tornare mi salva.

Il samaritano ha il merito di riconoscere di essere stato salvato, ed è proprio la riconoscenza che gli fa cambiare rotta per ringraziare Dio a gran voce. Io invece troppo spesso lungo la strada mi distraggo e nemmeno mi accorgo di essere stato guarito, e se per sua grazia ogni tanto lo riconosco, mi chiedo se la mia riconoscenza diventi poi anche vera testimonianza. Vivere la mia vita cercando di farmi illuminare dalla sua luce, così da poter essere un suo piccolo raggio, in famiglia, con gli amici e al lavoro è la strada che cerco di percorrere per «tornare indietro» e ringraziare Gesù con i fatti prima che con le parole, grato di aver avuto la possibilità di aiutare, agire, essere un suo testimone. Perché se è vero che per fede, i dieci lebbrosi che vanno incontro a Gesù sono guariti, per amore, il Samaritano che torna da lui viene salvato.

Cristiana Busato e Antonino Nicolò