Domenica
08
Maggio 2022
IV Domenica del Tempo di Pasqua
Anno C IV settimana del salterio
Giovanni 10,27
Ascoltano
la mia voce
e io le conosco.
B. V. Maria di Pompei san Bonifacio

Ascolto

Atti 13,14.43-52

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.

Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.

Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».

Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

dal Salmo 99

Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza. 
 
Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo. 
 
Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Apocalisse 7,9.14-17

Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.

E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.

Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

Giovanni 10,27-30

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre.
Io e il Padre siamo una cosa sola».

Medito

Paragono lo stato odierno mio e della parrocchia di cui faccio parte, a quello della prima comunità dopo la morte di Cristo. La pandemia ha fatto emergere la precarietà che già era presente in noi e, come allora, i discepoli confusi e avviliti si erano chiusi tra di loro, e molti scoraggiati e delusi se ne erano andati, così oggi si vive con difficoltà la vita comunitaria. Ora però che Cristo è risorto, le letture tornano a parlare nuovamente di moltitudini, di salvezza, di guida sicura, in definitiva di speranza e di certezza. Gli Atti presentano Paolo e Barnaba intenti a persuadere quelle comunità a perseverare, segno che c’è attenzione, curiosità, ma anche incertezza perché la scelta non è ancora fatta. Il dubbio e la ricerca sono fondamentali per crescere anche spiritualmente e allora mi chiedo: «Riesco a leggere i segni dei tempi, a fare discernimento su quanto avviene in questo mio tempo?».

L’Apocalisse si ricollega al brano degli Atti ed è una risposta in positivo alla paura delle persecuzioni, ma penso, attualizzando il testo, anche al nostro modo di vivere le difficoltà del contingente quotidiano dove essere discepoli di Cristo non è scontato. È bello sentire che Qualcuno ha cura di noi perché «il loro pastore li guiderà e Dio asciugherà ogni lacrima». Queste righe mi suscitano due domande, anche se noi non viviamo in tempo di persecuzione fisica: nelle tribolazioni della vita so riporre fiducia in Dio? Nella prova sono perseverante e fiducioso?

Ascoltare, conoscere, proteggere sono i verbi del vangelo che sento riferiti a me; è Dio che me li rivolge. Quanta fatica però interiorizzarli e farli miei. Mi viene più facile comportarmi al contrario dove il soggetto sono io e chiedo agli altri di ascoltare la Parola, di conoscere e dare ragione della loro fede, di proteggere il proprio credo. È qui però che individuo la mia fragilità, la mia difficoltà ad avere fiducia e trovare sicurezza nella sua Parola che giorno dopo giorno mi affida. Signore, tu che mi hai accolto nella tua grande famiglia, aiutami a riconoscere la tua voce tra le tante che quotidianamente mi giungono gridate e infondi nel mio cuore la certezza che ascoltandoti nessuno mi strapperà dalla tua mano. Amen

 

Giuditta e Gastone Fusaro