Editoriale | Marzo 2026

Accompagnare per incoraggiare

Se penso al mese di marzo con le sue giornate dedicate alla donna, a San Giuseppe e al papà, ai missionari martiri, alle persone con la sindrome di Down, ma anche alla poesia, alla felicità, allʼacqua, penso che “accompagnare” potrebbe essere un verbo che le accomuna. Le radici della parola richiamano cum, “insieme con” e  panis ovvero “pane”. Accompagnare dunque come condividere lo stesso pane. Accompagnare, cioè percorrere un tratto di strada insieme, condividere il pane. I versi di una poesia o le parole di una canzone possono accompagnarci in una giornata, far emergere unʼemozione repressa; perfino l’acqua ci è compagna preziosa e indispensabile nella vita, diventando, ad esempio, sorso ristoratore in una passeggiata in montagna. Accompagnare non è risolvere, ma è semplicemente stare con. È un’esperienza reciproca, è un percorso che richiede pazienza, discernimento, ascolto profondo e umiltà trasformando il sé nell’altro e diventando discepoli insieme. «Chi accompagna – diceva papa Francesco – non si sostituisce al Signore, non fa il lavoro al posto della persona accompagnata, ma cammina al suo fianco, la incoraggia a leggere ciò che si muove nel suo cuore, il luogo per eccellenza dove il Signore parla. Aiuta a capire meglio i segni dei tempi, la voce del Signore, la voce delle difficoltà che non si riesce a superare. Per questo è molto importante non camminare da soli».

  Lodovica Vendemiati