Le parole della liturgia | Dicembre 2025

Kalenda

Nella Chiesa è antichissimo l’uso di ricordare nel Martirologio i martiri e i santi lungo l’anno liturgico, nel giorno della loro morte. Anche di Gesù Cristo si fa memoria in questo libro, ma del giorno della sua nascita “secondo la carne”, il 25 dicembre.
Il canto della Kalenda, che prende il nome dalle prime parole del testo latino di questo componimento, si tiene nella notte di Natale. Oggi è collocato dopo il saluto trinitario e la breve introduzione del celebrante, ma il luogo originario sarebbe al termine dell’Ufficio delle Letture, che può precedere la Messa della notte.
«Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo… all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade; nell’anno 752 dalla fondazione di Roma; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo: Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne».
Si passa dalla storia universale, per poi concentrarsi su un tempo e un luogo piccoli, quelli della nascita di Gesù Cristo nella carne. Significa che in lui tutta la storia, sia sacra che profana, trova senso. Egli è il Signore del tempo e della storia. Dio entra nel tempo perché gli sta a cuore tutta l’umanità. Nulla delle nostre vicende gli è indifferente, nemmeno la più insignificante. Che Dio veda tutto non è una minaccia, ma una grande consolazione.
La pienezza del tempo continua oggi e la possiamo riconoscere proprio nella Liturgia: oggi accade davanti a noi e per noi il mistero dell’incarnazione di Dio nella storia; egli si fa incontrare, vedere, toccare nei suoi sacramenti.  

Elide Siviero