Domenica
23
Novembre 2025
Cristo Re – Anno C
Luca 23,42
Gesù ricordati
di me quando entrerai
nel tuo regno.
san Clemente I
san Colombano

Ascolto

2 Samuele 5,1-3

In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”».
Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.

dal Salmo 121

Andremo con gioia alla casa del Signore.

Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del
Signore!». Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge d’Israele, per lodare il nome del Signore. Là sono posti i troni del giudizio, i troni della casa di Davide.

Colossesi 1,12-20

Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

Luca 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Medito

Oggi si conclude un altro anno liturgico e ancora una volta incontriamo Cristo Re. Accostare la qualifica di re a Cristo mi pone sempre tante domande e riflessioni perché lego con difficoltà questo termine a Gesù. La sua regalità si scontra con la durezza della croce, con l’angoscia che ogni morte lascia nel cuore. È così complicato immaginare un re che dal legno della croce possa donarci la salvezza eterna. Quante volte mi sento come il popolo che tace di fronte a Cristo o come i sacerdoti che deridono quel volto sconfitto e che m’onnipotenza di Dio. La nostra volontà ci porta a volerci salvare sempre e comunque, a dare spazio alla propria vita, prima che agli altri. Ecco la sfida della sofferenza, della morte, dell’essere soli di fronte ad un dopo che nessuno conosce, ma che Cristo solo è in grado di annunciare con parole semplici e chiare. 

Sono un po’ come il ladrone che spera di essere salvo solo perché condivide l’ultima sofferenza con Gesù. Il “fare qualcosa per salvarsi” a volte sembra essere l’ultima possibilità che resta perché oltre non siamo in grado di vedere e capire. Leggendo il testo di Luca, posso iniziare a comprendere che dalla sofferenza sulla croce nasce e prende vita questa regalità che diventa un abbraccio verso noi tutti che ogni giorno ci scontriamo con le piccole e grandi difficoltà, i dolori e le angosce della vita. La sua regalità è il sapersi mettere al nostro fianco, il saper comunque stringere un’alleanza di vita, di ascolto, di slancio reciproco. «Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno»: quante volte chiedo a Gesù di ricordarsi di me, non solo quando verrà l’ultimo respiro, ma di fronte ad ogni respiro quotidiano che sento incerto e complicato, malfermo sulle gambe di una creatura così bisognosa di sostegno. È solo quando ci abbandoniamo a lui che ci scopriamo veramente salvi.

Cristo ha colto la vicinanza del secondo malfattore che con poche parole ha dimostrato di aver capito i propri atti sbagliati, i peccati commessi e che solo in quel momento riusciva a metterli nelle mani di chi veramente poteva capirlo, giudicarlo, ma anche consolarlo con un nuovo abbraccio infinito. Anche Gesù forse ha visto in quel volto sofferente una creatura che non a parole, ma sulla pelle e sulle ossa squarciate condivideva con lui un tratto di strada, non un destino indistinto, ma un progetto che solo Dio sa dispiegare davanti ai loro occhi. Gesù è chiamato anche in quel momento a dimenticare le sue sofferenze per caricarsi del peso di quelle altrui. Noi chiediamo, invochiamo, vogliamo stringere patti di amicizia, di coinvolgimento con te Gesù, che con le braccia aperte sulla croce sei riuscito ogni giorno ad accoglierci, a farci sentire al fianco del nostro re, del nostro salvatore.
Gesù nuovo Davide, pastore di un popolo che ci comprende. Così mi sento di dire come il salmista: «andremo con gioia alla casa del Signore», alla casa che finalmente ci fa sentire arrivati e amati dal Padre. 

Maristella Roveroni