Le parole della liturgia | Novembre 2025

L’anamnesi, il memoriale

Con l’anamnesi, termine che deriva dal greco ricordare, la Chiesa celebra il memoriale di Gesù Cristo. Memoriale, zykkaron in ebraico, indica nella liturgia ebraica e cristiana un rito col quale si celebra un avvenimento importante della storia della salvezza. Tale memoria è particolare: non è semplicemente un ricordo, che lascia il fatto nel passato, ma la grazia di Dio rende noi presenti a quell’evento di salvezza, e i suoi frutti sono resi disponibili oggi per i partecipanti al rito.
Le nostre messe non sono il ripetersi del sacrificio di Cristo, ma introducono noi stessi dentro il Mistero Pasquale della sua morte, sepoltura e risurrezione, che è unico ed irripetibile. Con la liturgia noi siamo portati in un evento che ha oltrepassato e distrutto il tempo e lo spazio.
Le nostre Eucaristie non sono la ripetizione della cena pasquale, ma sono il linguaggio liturgico con il quale la Chiesa si rende presente all’evento pasquale, con i gesti compiuti da Cristo nella cena. Diciamo: «Annunziamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta!». Questo mangiamo e beviamo: la sua Pasqua. Assimiliamo in noi stessi la potenza trinitaria dell’amore, lacerato sull’altare della Croce e gloriosamente vittorioso nella sua risurrezione. Quindi la memoria è dell’evento pasquale, non dell’ultima cena. Nell’ultima cena, Gesù non ha celebrato la sua prima messa, ma ha istituito l’Eucaristia con i gesti del rito giudaico: ha anticipato sacramentalmente la sua morte e risurrezione nel pane spezzato e nel vino offerto. E ha comandato ai discepoli: «Fate questo in memoria, anamnesin, di me» (cfr. Luca 22,19; 1 Corinzi 11,24-25). Quello che ha fatto Gesù lo deve fare la Chiesa per mezzo dei ministri ordinati.  

Elide Siviero