Le parole della liturgia | Agosto 2025

La rugiada dello Spirito

La nuova traduzione della seconda preghiera eucaristica, nell’epiclesi, cioè nell’invocazione dello Spirito Santo sui doni, parla della “rugiada dello Spirito”. Si tratta della traduzione letterale della preghiera latina: «Spiritus tui rore sanctifica», cioè «santifica con la rugiada (rore) del tuo Spirito». Questa espressione proviene dall’antica anafora contenuta nella Traditio apostolica, un importante documento liturgico-canonico del III-IV secolo. L’immagine della rugiada ha origini bibliche e rinvia all’ambiente della Palestina, nel quale costituisce un bene prezioso, che supplisce all’assenza della pioggia. Anche nel deserto può scendere la rugiada!
Per questo senso di fecondità, di risveglio e di forza vivificante che si posa nel silenzio, il profeta Osea ne parla per descrivere l’azione di Dio: «Sarò come rugiada per Israele» (Osea 14,6). Nell’Antico Testamento, la rugiada è anche paragonata alla vita fraterna: «Come rugiada dall’Ermon» (Salmo 133); alla parola di Dio che stilla come rugiada (Deuteronomio 32,2); allo sguardo tranquillo di Dio sulle sue creature (Isaia 18,4). La rugiada precede il dono della manna (Esodo 16,13-14). Il suo simbolismo notturno, è di notte che si forma la rugiada, invita l’uomo a contemplare la gratuità dell’azione divina. «È necessaria a noi la rugiada di Dio, perché non abbiamo a bruciare e a diventare infruttuosi e, là dove troviamo l’accusatore, possiamo avere anche l’avvocato» (Trattato contro le eresie, Sant’Ireneo). Per la ricchezza simbolica di quest’immagine, la Chiesa la utilizza per descrivere l’azione benedicente di Dio che si posa sull’uomo e in particolare il dono dello Spirito Santo che viene ad irrorare l’umanità. Lo Spirito scende come rugiada e si posa sul pane e sul vino, perché diventino il sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo.   

Elide Siviero