Le parole della liturgia | Aprile 2023

Sedersi

La Liturgia è fatta di azioni e parole. Mentre tutti i Riti introduttivi si svolgono in piedi, dopo l’Amen della Colletta tutti si siedono per ascoltare la parola di Dio, per ascoltare Dio che ci parla cioè per celebrare la Liturgia della Parola. Sedersi durante la celebrazione non è come sedersi al cinema, a teatro, a una conferenza; non corrisponde solo a un’esigenza di comodità, ma è molto di più: è un atteggiamento liturgico, esprime il significato di ciò che si sta facendo (Ordo Generale Messale Romano, OGMR 42). Quando qualcuno deve dirci qualcosa di importante, prima di tutto ci chiede di sederci. Ci si siede per celebrare il Signore che ci parla. Siamo come Maria di Betania, seduta ai piedi del Signore, che con questo gesto manifestava il suo essere discepola (cfr. Luca 10,39); siamo come le folle che sedevano attorno a Gesù Cristo per ascoltarlo (cfr. Marco 3,32). Ci si siede per ascoltare con grande attenzione e poter rispondere con la preghiera. Questo aiuta a orientare lo sguardo all’ambone.

L’atteggiamento liturgico del sedersi, come le altre posizioni, in piedi o in ginocchio, ha anche un’altra finalità: concorre a realizzare la bellezza della celebrazione, perché essa risplenda per decoro e nobile semplicità. Per questo è essenziale che tutti i fedeli osservino le medesime posture durante la celebrazione: non è bene che alcuni siano in piedi, altri seduti, altri ancora in ginocchio, a proprio piacimento, pensando di essere più devoti. L’atteggiamento comune del corpo, il fatto che l’assemblea liturgica sia bella e in ordine anche fisicamente, manifesta che essa è un essere unico: il Corpo di Cristo, perché è lui che, presente nell’assemblea, celebra (SC 7). La comune postura manifesta l’unità di quel Corpo, la medesima volontà e gli stessi sentimenti (OGMR, 42).

Elide Siviero