Domenica
31
Luglio 2022
XVIII domenica del Tempo Ordinario
Anno C II settimana del salterio
Luca 12,15
Fate attenzione
e tenetevi
lontani da ogni
cupidigia.
sant’Ignazio di Loyola

Ascolto

Qoelet 1,2;2,21-23

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!

dal Salmo 89

 Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. 
 
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. 
 
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! 
 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. 

Colossesi 3,1-5. 9-11

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

Luca 12,13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Medito

La Parola di oggi ci fa riflettere sul rapporto che ciascuno di noi ha con «le cose di quaggiù», ovvero le ricchezze, le passioni, il successo mondano, in una parola tutte le «vanità» di cui parla Qoèlet. Cosa conta di più? Quello che possediamo oppure il bene dell’anima, la vita eterna? La risposta dovrebbe essere ovvia, eppure di fronte a questa prospettiva faccio fatica a imboccare senza incertezze la strada che Gesù mi indica, non sono tanto sicura di essere distaccata dalle mie «ricchezze», anche se queste non sono tesori miliardari come quelli dell’uomo di cui parla il vangelo. Anzi, proprio perché i beni che possiedo non sono così eccessivi e sono stati guadagnati onestamente in una vita di lavoro e sacrificio, sono tentata di giustificarmi, di mettermi il cuore in pace.

E poi mi rendo conto che non si tratta solo di questo e che è ancora più difficile riuscire ad ammettere che non è tanto il possesso di denaro che mi lega alle cose di quaggiù e che mi distoglie dal vedere la mia vita in una prospettiva diversa e dall’abbandonarmi fiduciosa alla provvidenza di Dio: lo sono infatti anche gli oggetti di cui mi circondo, i piccoli idoli del quotidiano di cui faccio fatica a fare a meno, l’orgoglio di bastare sempre a me stessa. Penso a come sono affezionata ai miei libri, a come tengo a curare la mia casa, oppure alla mia mania di avere sempre tutto a posto e sotto controllo. Se non è ricchezza colpevole, se non è accumulo scellerato, è certamente però attaccamento alle cose, è perdere di vista lo scopo ultimo della vita.

Il Maestro mi dice che ciò che è unicamente importante è arricchire presso Dio. Ma allora cosa significa questo, nella mia esistenza quotidiana, nei rapporti con gli altri ed anche nelle scelte economiche? Come riuscire a dare il giusto peso ad ogni cosa? Gesù non mi dà certo «consigli per gli acquisti», ma mi esorta: fai attenzione! Non fare come il ricco egoista che costruisce i suoi magazzini per poi godersi in pace le proprie ricchezze: è uno stolto che pretende di comprarsi una felicità senza fine e che si crede eterno. Tu, invece, impara ad essere umile e vigilante, a discernere ciò che dura da ciò che è caduco e a condividere i tuoi beni, quali e quanti che siano, con il tuo prossimo. Così arricchirai presso Dio, con il suo amore.

Annamaria Matteucci